C’è ancora chi insiste, tipo il Ministro Giannini, che il gender non esiste, anzi minaccia di denunciare chi sostenga il contrario. (Per fortuna non siamo soli a tenerle testa).
Prima di comprare la carta bollata, preghiamo tutti i negazionisti di dare una letta a questo numero speciale di Notizie ProVita.
Un numero intero, fitto fitto, tutto sul gender.
Chi ancora non ha fatto l’abbonamento, non indugi oltre. Chi sta già pensando ai regali di Natale, regali abbonamenti a Notizie ProVita.
“Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario” (G. Orwell) .
Il gender è la cornice ideologica dell’omosessualismo e del transessualismo. La radice è nell’individualismo più esasperato, quello che in nome dei desideri e degli istinti del singolo pretende diritti e arriva a negare la realtà.
Ciò implica che la complementarietà psico-fisica maschile e femminile diviene assolutamente irrilevante. Ciò che piace, ciò che soddisfa i propri istinti è bene necessario, è diritto da acquisire: ma non solo nella propria sfera privata. Va imposto come regola alla società. Insomma: ciò che faccio in camera da letto deve divenire di pubblico dominio, tanto da assurgere a modello per gli altri.
A questo i media ci hanno abituato da decenni. Da quando con la “liberazione” della rivoluzione sessuale si è andato perdendo ogni senso del pudore, si è andato considerando il corpo proprio e altrui come mero strumento da usare per trarne piacere fisico, si è andata pubblicizzando la promiscuità sessuale, si è andato idealizzando prima l’uomo stracciacuori, che cambia donna ogni sera, poi la donna disinibita, anche lei incline a cambiare partner a secondo dell’umore, e che comunque vive per sedurre.
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Un inciso: si fa un gran parlare di prevenzione del bullismo nelle scuole. Qualcuno ha mai notato che tra le persone più emarginate e bullizzate – spesso da altre ragazze – ci sono le “verginelle”, quelle che non vestono in modo sufficientemente provocante, che non hanno mai avuto rapporti sessuali, o che non ne intessono in modo sufficientemente disinibito rispetto al trend generale?
Di pari passo, a poco a poco, l’omosessualità è divenuta sempre più simpatica, comune, e ora è del tutto “normale”. Quindi sta diventando “normale” perfino il rifiuto del proprio corpo sessuato alla ricerca di un’apparenza che – per quanto gli ormoni e la chirurgia plastica, se ben pagati, riescano a fare “miracoli” – non sarà mai un cambiamento di sesso per davvero, ma sempre e solo una mutilazione mascherata.
Cinema, teatro, varietà, talk-show, da decenni fanno propaganda all’omosessualismo e al transgenderismo. Gli esempi sono talmente tanti che è difficile scegliere i più significativi. Conchita Wurst calca l’Ariston a Sanremo e si esibisce al Parlamento Europeo; “La vita in diretta”, un programma pomeridiano della RAI, racconta un giorno sì e uno no di splendidi, meravigliosi, intensi, amori omosessuali. Real Time presenta il programma “Divergent” che è dedicato al racconto di storie di persone in transizione, che stanno trasformando la loro apparenza da maschio a femmina o viceversa. La Giannini sporgerà pure le sue denunce nei confronti di chi dice che esiste l’ideologia gender, ma intanto il Grande Fratello 14 ha cominciato con la dichiarazione di Rebecca: “Sono nato Sebastiano, pensavo di poter vivere da Don Mauro, ho capito di essere semplicemente Rebecca”. E finalmente nella casa del Grande Fratello sono approdati Arianna e Marco, alias Maurizio e Michela: due transgender che si sono innamorati e sposati felicemente.
In America, dove si sa “stanno avanti”, da tempo la serie televisiva “Transparent” gioca con le parole “trasparente” e “parent” (cioè genitore) “trans”. E’ arrivata a giugno anche nella programmazione Sky. L’ha definita un capolavoro un’intellettuale di grido come Maria Laura Rodotà (....) (Corriere della Sera, martedì 11 agosto, pagina 23).
Se tutto questo non è ideologia gender, diamogli un altro nome. Ma finché non l’avremo trovato, noi continuiamo a chiamare così tutto l’apparato ideologico che sostiene l’azione mediatica tesa a far apparire normale ciò che normale non è.
Coloro che ci criticano, ci accusano costantemente di odio e di omofobia (o transfobia). Non comprendono – o non vogliono comprendere – che ovviamente, per noi, tutte le persone coinvolte in questi show – ammesso che siano tutti autentici, e che le storie non siano un po’ inventate – sono esseri umani da rispettare (e talvolta compatire), come tutti gli esseri umani con il loro vissuto, le loro gioie, il loro dolore.
Quello che, invece, ci sentiamo di dover contrastare e combattere con tutta la forza della nostra voce, è la normalizzazione di certi comportamenti e di certe scelte di vita.
Non tutto ciò che esiste è davvero comune. Ma se anche è comune non è detto che sia normale, solo per il fatto di esistere...
.... continua, su Notizie ProVita, numero 35, novembre 2015
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI
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