E’ vero. Esistono – a volte – persone che vedono l’ideologia gender dappertutto e danno il destro a coloro che pontificano che “Il gender non esiste“.
E’ necessario però ricordare, soprattutto a genitori ed educatori, che certe idee balzane sono anche subdole e sanno insinuarsi piano piano, dolcemente, nelle nostre teste, come gli esperti di propaganda sanno bene.
Come quel famoso “fumo” di cui parlava Paolo VI negli anni ’70, che si insinuava nella Chiesa. Il fumo penetra negli spiragli e nelle fessure, non si può tener fuori e finisce che lo si respira.
Abbiamo letto le recensioni al nuovo film di Cotroneo, Il Bacio. Sarà senz’altro un film stupendo, poetico, educativo (ci riserviamo di andarlo a vedere al più presto), ma intanto trasmette la solita bufala dello stuolo di ragazzi gay morti per omofobia. Una balla vergognosa, smentita dai dati ufficiali della Pubblica Sicurezza, dell’OCSE... Come fu a suo tempo il numero assolutamente inventato e spropositato delle donne morte per aborto clandestino. E trasmette senz’altro come verità indiscussa (ed è invece un’altra bugia) che l’omosessualità sia la cosa più naturale di questo mondo.
E il film, in anteprima, è già stato proiettato per alcune scuole: ai ragazzi sono arrivati quindi una serie di messaggi poetici, positivi, educativi, e contemporaneamente, senza troppo rumore, sono state infilate in testa due idee balzane.
Un altro esempio.
In una scuola di Faenza è stato presentato il progetto “Sapere Coop: La guida 2015 – 2016 – Il cibo del futuro, il futuro del cibo”. Un progetto destinato a scolari, famiglie, educatori sull’educazione alimentare, sullo sviluppo sostenibile, sul consumo.
Non entriamo nel dettaglio perché non è quello che ora ci interessa. Vi domanderete cosa c’entra con il gender?
Guardate, ad un certo punto, cosa spunta tra le schede destinate alle attività educative da realizzare a scuola: l’identità di genere.
Cosa c’entra l’identità di genere col cibo? Forse siamo di mente troppo semplice: il collegamento che spiegano in queste schede ci sembra un poco forzato.
E subito dopo l’identità di genere arrivano “i condizionamenti culturali che... determinano la tradizionale differenza tra uomo e donna”.
Allora: se ci mettiamo a strillare “Aiuto, il gender!”, in questo caso finiamo nel ridicolo. Però ci darete atto che un “formatore” che voglia in questo contesto spiegare a ragazzini di 12 – 16 anni (età delicatissima) che l’essere maschio o femmina è solo uno stereotipo, che sono tutti neutri, che possono scegliere il genere a prescindere dalla loro identità sessuata, può farlo benissimo, rispettando il programma di “educazione alimentare”. I genitori, che avranno senz’altro approvato il progetto di “educazione alimentare”, neanche potrebbero protestare.
Insomma: cari genitori ed educatori, senza essere fissati o visionari, cerchiamo, però, di stare davvero molto attenti a quello, ma soprattutto a chi gira nelle scuole.
Francesca Romana Poleggi