06/12/2015

Genitori: Zuckerberg è diventato papà

Mark Zuckerberg è diventato papà.

La coppia più social del momento si era sposata nel 2012 e, prima della nascita di Max, aveva avuto tre aborti spontanei. Poi, a luglio, l’annuncio della gravidanza.

A metà novembre il patron di Facebook aveva dichiarato sul suo profilo di voler prendere due mesi di congedo parentale dopo la nascita della figlia, specificando anche che in Facebook sono quattro i mesi di paternità pagata offerti ai dipendenti. Questo diritto, purtroppo, è garantito anche per i papà gay, il che ci induce a supporre che il concetto di famiglia (che è una sola, tra uomo e donna) e di paternità non è forse correttamente inteso da Mark.

Ora che Max è nata, “[...] l’amministratore delegato di Facebook e sua moglie Priscilla Chanscrive La Stampasi impegnano a donare il 99% delle loro azioni del social network, che attualmente valgono 45 miliardi di dollari, alla filantropia con la creazione della Chan Zuckerberg Initiative. L’obiettivo è aumentare il potenziale umano e promuovere l’uguaglianza“.

Qualcuno ha rilevato che non si tratta di una fondazione no profit ma di una Limited Liability Company (LLC), cioè una SRL che può distribuire normalmente utili tra i soci. Quindi sulla filantropia del neo-papà bisogna sospendere il giudizio, per vedere cosa farà, con quegli utili.

Oltre a questo, poi, Zuckerberg ha pubblicato – ovviamente sul suo profilo Facebook, con tanto di foto di famiglia – una lettera scritta per la figlia, che esordisce con queste parole: “Come tutti i genitori vogliamo che tu cresca in un mondo migliore rispetto al nostro. Faremo la nostra parte e non solo perché ti amiamo, ma perché abbiamo una responsabilità morale di fronte a tutti i bambini della prossima generazione“.

La notizia della paternità di Zuckerberg di per sé potrebbe anche non interessare, se non per il fatto che una nascita è sempre una festa per tutti.

genitori_padre-e-bambinoEppure questo evento presenta almeno due aspetti che è interessante sottolineare.

Innanzitutto il fatto che una delle persone più sulla cresta dell’onda del momento, per di più abbastanza giovane, decide di lasciare il lavoro per due mesi per dedicarsi alla propria famiglia. “Fortunato lui che lo può fare“, penserà qualcuno. Ma la vera domanda invece è: quante altre persone – uomini e donne, papà e mamme – sarebbero determinati a farlo, mettendo in ordine nelle priorità, la famiglia e i figli prima del lavoro?

Un secondo punto meritevole di attenzione è il fatto che la coppia ha avuto tre aborti, con tutto il dolore che la perdita di un figlio nel grembo materno comporta. Ma non ha desistito, e alla fine è riuscita a concepire Max. A luglio, dando l’annuncio della prossima nascita della bambina, Zuckerberg – come riportato da Il Corriere della Sera – scriveva sul suo profilo: “Vogliamo raccontare com’è andata fin dall’inizio. Abbiamo cercato di avere un figlio per un paio di anni e abbiamo avuto tre aborti“. “La maggior parte delle persone non ne parla – prosegue all’insegna, e come potrebbe essere altrimenti, della condivisione -. [...] Nel mondo aperto e connesso di oggi questi problemi non ci allontanano, ma ci avvicinano. [...] Ci auguriamo che condividere la nostra esperienza darà speranza a molte persone“.

L’aborto è una perdita. E’ la morte di qualcuno. E’ un lutto da elaborare. Non se ne parla affatto, quando l’aborto è volontario. Se ne parla poco, quando l’aborto è spontaneo – ed è quindi bene che i coniugi Zuckerberg ne parlino, può aiutare chi ha vissuto la stessa esperienza e, invece, prova a rimuovere il fatto senza elaborare il lutto e senza quindi ritrovare la pace.

Teresa Moro

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