Il 4 giugno di ogni anno si celebra la Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressione, istituita dalle Nazioni Unite nel 1982.
Da allora non solo, purtroppo, milioni di aggressioni a seguito di guerre e conflitti, ma sono aumentate a dismisura le violenze nei confronti dei più piccoli anche sotto l’aspetto sessuale e psicologico, così come gli abusi fisici ed emotivi.
La Giornata, infatti, ha lo scopo di riconoscere il dolore sofferto dai bambini piccoli che cadono preda di abusi fisici, mentali ed emotivi. Gli abusi e le atrocità sui minori sono una delle realtà più drammatiche della nostra società e i più piccoli sono un bersaglio facile, come dimostrano alcuni dati, riferiti a più ambiti e contesti, anche molto diversi tra loro. In tutto il mondo, infatti, oltre l’80% dei bambini - con punte del 93% - subisce qualche forma di aggressione o punizione all’interno delle proprie case, mentre ben 150 milioni di ragazze e 73 milioni di ragazzi subiscono una qualche forma di abuso sessuale. La Giornata odierna, inoltre, vuole fin dalla sua istituzione porre un focus particolare sui bambini vittime delle guerre e anche qui i dati sono inquietanti, con oltre 2 milioni di bambini uccisi in conflitti in tutto il mondo.
Un aspetto particolare, che purtroppo ha preso piede negli ultimi decenni, si riferisce appunto all’aspetto sessuale. Da questo punto di vista, infatti, oltre 1,8 milioni di bambini , in tutto il mondo, sono vittime della prostituzione e della pornografia. Un dramma che si è acuito, anche nel nostro Paese, con la pandemia, durante la quale le forze dell’ordine hanno riscontrato un aumento pari al 132% degli adescamenti di minori sui social e un bambino su quattro tra gli 11 e i 16 anni, con un profilo social, ha sperimentato qualcosa di sconvolgente nel solo 2021.
In una Giornata come quella che si celebra oggi, quindi, sembra doveroso focalizzare l’attenzione - soprattutto per il contesto italiano - sulla piaga dell’ipersessualizzazione dei minori sui media e i pericoli che arrivano dalla Rete, proprio come denunciato già da mesi da Pro Vita & Famiglia onlus, che a tal proposito è stata anche audita dall’Agcom per chiedere l’installazione obbligatoria, da parte delle compagnie telefoniche, del parental control, ovvero i filtri dei contenuti vietati ai minori.