Si celebra oggi la Giornata internazionale della donna. Una ricorrenza che, sappiamo, invoca la parità di diritti tra uomini e donne ma che, spesso – a suon di slogan progressisti – poco ha davvero a che fare con l’autodeterminazione e i diritti delle donne. Pensiamo ai mantra come l’aborto, ma anche il gender. Abbiamo chiesto un parere alla giornalista Costanza Miriano.
La Giornata ha oggi un significato diverso rispetto a quello di un tempo? Cos’è cambiato?
«Direi che al di là di tutte le bugie che ci hanno sempre raccontato, c’è stato un tempo in cui ci siamo dovute conquistare un po’ la libertà di scegliere e quindi può avere avuto un senso affermare certe cose in passato, perché è vero che le donne avevano una strada segnata: era difficile fare qualcosa che non fosse la moglie e la mamma. Forse oggi, per me, la vera emergenza è quella opposta: quella di permettere alle donne di essere anche madri, cosa che, come vediamo da tutti i dati a nostra disposizione, avviene sempre più raramente e con maggiore fatica. Quindi potremmo trasformarla in una festa della libertà, ricordando che la libertà dovrebbe essere sì l’emancipazione dagli obblighi, ma non dalla casa e dai figli che sono un dono, ma l’emancipazione, oggi, dovrebbe rendere effettivamente libera la donna di essere mamma, ricordando che tante non lo sono. Quindi ritornare al senso originario della festa che era l’autodeterminazione della donna, ricordando però, che siamo più impedite, oggi, ad autodeterminarci».
Esiste un “femminismo buono” che si differenzia dalle derive che ha preso il femminismo odierno che arriva ad affermare diritti che non esistono, come l’aborto, per esempio?
«Se penso ai mezzi di comunicazione direi che non esiste. Forse soltanto un po’ di alleanza tra le femministe nel combattere la crociata a favore dei transgender. Invece, nella realtà, ci sono tante donne capaci di cooperare insieme, di creare alleanze. Io nel mio piccolissimo col monastero wi-fi ho creato un gruppo di amiche, capaci di fare ognuna la sua parte, senza protagonismi, senza invidie. Però, vedo in tanti casi la capacità di stare insieme e di essere alleate da parte delle donne».
Che augurio faresti alle donne per il prossimo otto marzo?
«Essere capaci, come diceva Giussani, di tifare perché l’altro compia il suo destino. Il vero talento femminile è essere aiutati ad essere più sé stessi. Sforzarsi di avere una mente che controlli di meno».