«Ho perso tutti i diritti genitoriali sui miei figli. Addio, ragazzi. Forse ci incontreremo quando sarete adulti». Ha manifestato così su X il suo profondo dolore Jeff Younger, papà texano di 59 anni, all’indomani della decisione del giudice della California Juhas di concedere alla sua ex moglie l’autorità di somministrare terapie ormonali per la transizione di genere al figlio dodicenne James.
L’ok per assumere bloccanti della pubertà
Per anni l’uomo ha cercato di impedire alla sua ex moglie di permettere che il figlio preadolescente, che ora si identifica come Luna, assumesse i bloccanti la pubertà, ma ora ha le mani legate. Purtroppo, dopo tale sentenza, «ogni contatto con i miei figli deve essere supervisionato. Mando lettere e regali ai miei figli. La mia ex non è tenuta a darli ai ragazzi. Non posso pubblicare foto dei miei figli. Lasciate che la mia storia sia un monito per i giovani uomini. I padri non hanno diritti sui loro figli», scrive ancora nel post esprimendo rammarico e rabbia per una simile decisione. Il giudice ha deliberato infatti che James possa assumere i bloccanti la pubertà e gli ormoni femminili per impedire la produzione dei propri ormoni naturali e così proseguire il percorso per la transizione di genere. Suo padre ha inoltre poi diffuso un video durante la trasmissione Tucker Carlson Tonight in onda su Fox nel quale il figlio, alla domanda se fosse un ragazzo, avrebbe risposto: «No, sono una ragazza». Nella stessa clip il bambino affermava che sua madre, pediatra, gli avrebbe anche detto che era femmina perché «amava le ragazze», cominciando a vestirlo con abiti femminili. E ancora, proprio per assecondare i desideri di James, sua madre avrebbe pianificato di trasferirsi dal Texas alla California, anche perché la Corte Suprema del Texas nel dicembre 2022 ha decretato che ella «non ha l’autorità legale per acconsentire a tale terapia».
Gli “Stati Santuario” che promuovono la terapia affermativa
Al contrario in California la legge sulla «gender-affirming health care», nota anche come ‘Sanctuary law’, consente la terapia affermativa di genere, mettendo a disposizione cliniche e tutela legale per quei genitori provenienti anche da altri Stati americani dove sia vietato o comunque osteggiato il trattamento con farmaci bloccanti della pubertà e ormoni del sesso opposto ai minori. «Portavo mio figlio a scuola con abiti maschili, poi gli davano un abito femminile e gli facevano usare il bagno delle ragazze», sottolinea ancora il papà di James, ricordando come la sua ex moglie avesse addirittura iscritto il figlio a scuola come se fosse una ragazza. D’altra parte, rileva ancora Jeff Younger, tutto è cominciato quando lei «ha portato James da uno psicologo presso il Children’s Hospital Center. Di allora James ha iniziato a richiedere giocattoli femminili, a imitare i personaggi femminili della Disney e indossare abiti femminili». Questo psicologo ha inoltre suggerito alla madre di James di assecondarne la transizione sociale e di cambiargli nome. Una vicenda assurda, se pensiamo che il giudice in questione – dovendo tenere conto, ovviamente, sia delle posizioni del padre sia di quelle, discutibili, della madre – avrebbe dovuto avere come bussola la salvaguardia del benessere e delle salute del bambino, dunque optare per la prudenza più assoluta e di conseguenza non permettere mai e poi mai una transizione di genere a un minore. Proprio l’assurdità della vicenda, però, ci ricorda amaramente come tutto ciò non sia altro che l’ennesima prova della deriva totalitaria ormai senza argini dell’ideologia gender e dei pesanti danni che si arrecano a bambini e adolescenti, come acclarato ampiamente dalla letteratura scientifica e raccontato sempre più dai detransitioners di tutto il mondo, attraverso storie personali molto toccanti e testimonianze dolorose, quale quella resa da Luka Hein anche qui in Italia.