Negli Stati Uniti, mentre un inedito “Spiderman pro life” scala il palazzo più alto di san Francisco per far sentire la voce di quanti vorrebbero fare cessare l’aborto, c’è chi – in tutta impunità, anzi con l’aria di chi crede di lottare per un mondo migliore – usa la violenza più vile per sostenere le proprie istanze abortiste.
E’ il caso di certi gruppi di abortisti radicali in America, i quali - ritenendo i cattolici i veri colpevoli della recente bozza anti aborto della Corte Suprema - hanno dapprima minacciato di mettere in atto violenze a danno di chiese e ad altri istituzioni ecclesiastiche, per poi passare all’azione violenta, lanciando delle bottiglie incendiarie contro la sede dalla Wisconsin Family Action, sita a Madison, la capitale dello Stato americano.
Una foto che circola in rete mostra gli ingenti danni subiti dall’associazione pro life e anche la natura ideologica e “terroristica” dell’attacco. Una scritta infatti è rimasta come un monito sul luogo della violenza e recita così: «Se gli aborti non sono sicuri, allora non lo siete nemmeno voi».
Il riferimento all’aborto “insicuro” è collegato alla bozza pro life della Corte Suprema, ad anche alle restrizioni che molti Stati Usa stanno autorizzando in materia di difesa della vita nascente.
Questo commando pro choice, che ci auguriamo sarà presto condannato dal presidente Joe Biden e processato dalla giustizia statunitense, in pratica fa una minaccia che sarebbe più onesto tradurre così: se non ci permetterete più di togliere la vita agli embrioni, allora la rischierete anche voi (adulti).
Il drammatico paradosso di atti del genere è che provengono da ambienti che da decenni, almeno dalla sentenza Roe vs. Wade del 1973, si fanno cantori del rispetto delle idee altrui, della tolleranza, del quieto vivere, del “my body my choice” (seppur malamente applicato al caso dell’embrione), all’apertura di mente che invece farebbe difetto a chi protegge l’essere umano.
In nome del proprio corpo si è però pronti a minacciare quello altrui e si danneggiano sedi in cui la vita umana di tutti – senza alcuna eccezione – è stimata, tutelata, difesa dal concepimento alla morte naturale.
Questa becera violenza fa venire in mente l’assalto che la sede romana di Pro Vita & Famiglia subì nel marzo scorso, ad opera di collettivi femministi “per la difesa delle donne” (?!) che credono o fingono di credere che la dignità femminile si difenda imbrattando vetrine e scrivendo insulti per strada.
Il clima aperto dalla bozza della Corte Suprema deve essere per tutti i cittadini del mondo un clima di gioia e di fiducia nel futuro. Alcuni, invece, vorrebbero trasformarlo in un clima di paura, di sopraffazione e di ritorno alla legge della giungla, soprattutto a danno di chi non accetta demonizzazioni ed è pronto a spendersi per la causa più nobile ed altruistica che esista: quella della vita umana.