Se il Grande Fratello ha il pieno controllo del web, la distopia di Orwell è sempre più la realtà inquietante dei nostri tempi.
Planned Parenthood promuove su Twitter i suoi messaggi ingannevoli e pro-aborto, mentre a Live Action (ne avevamo parlato qui) è vietata la promozione di qualsiasi contenuto che mostri la verità sull’aborto e su Planned Parenthood.
Operation Rescue, di Wichita in Kansas, una delle maggiori organizzazioni pro-life statunitensi, pochi mesi fa ha scoperto che Google ha manipolato i parametri di ricerca al fine di ridurre drasticamente la visibilità a una pagina del loro sito web (OperationRescue.org) contenente importanti informazioni sull’aborto in America.
Su Libertà e Persona, ne scrive Lorenza Perfori.
«Fino a sei settimane fa, la pagina “Abortions in America” era la più visitata del sito. Precedentemente era apparsa su Google nella top cinque delle più visitate nell’ambito della ricerca “Aborti negli USA”; insomma: era la pagina di punta di OperationRescue.org. Da quel momento è inspiegabilmente precipitata dalle prime posizioni in fondo all’elenco dei risultati di ricerca. La stessa cosa si è verificata nell’ambito della ricerca “Statistiche sull’aborto”: anche qui la pagina web è repentinamente piombata dalle prime alle ultime posizioni.
La pagina “Gli aborti in America”, che mostrava un’ampia varietà di grafici e dati sulla pratica dell’aborto (VEDI QUI), riceveva una media di 16.000 visualizzazioni al mese, tutte praticamente senza alcuna promozione.
Da quando nell’ottobre 2012 la pagina è stata creata, le statistiche web mostrano un aumento costante della sua popolarità. Le visite della pagina hanno raggiunto un picco nel gennaio 2017, con 37.111 visualizzazioni, ed erano decisamente incamminate verso un anno record, ma nel mese di maggio le visite sono misteriosamente diminuite di più della metà rispetto al mese prima. E a giugno si è verificato un vero e proprio crollo, con sole 1.512 visualizzazioni.
Tutto questo fa dedurre che Operation Rescue sia stata presa di mira da Google. A questo proposito, il presidente dell’associazione, Troy Newman, ha dichiarato: “La censura di Google della nostra popolare pagina ‘Gli aborti in America’ ha messo in luce l’agenda pro-aborto di Google volta a privare il pubblico dal vedere la verità sull’aborto tramite fatti incontrovertibili e statistiche tratte da varie fonti, alcune delle quali esclusive di Operation Rescue.org.
Perché manipolano il loro potente motore di ricerca per indirizzare il pubblico lontano dal nostro popolare sito web?
Vogliamo che la gente sappia che Google insabbia in modo mirato i contenuti pro-life e che è inaffidabile”».
Redazione
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