Ricordate l’indagine secondo cui la gravidanza e l’allattamento invecchierebbero il DNA delle donne di almeno undici anni? Tutto falso. Secondo la dottoressa Silvana De Mari, medico e scrittrice, il dato riportato ha una natura ideologica o, come minimo, è parziale, mentre la realtà dei fatti depone decisamente a favore della maternità. A colloquio con Pro Vita & Famiglia, la De Mari ha ricordato che, non solo il generare figli mette in moto una serie di benefici fisiologici e psicologici per le donne, ma è anche parte integrante di un istinto di sopravvivenza della specie umana, così come di qualsiasi specie vivente.
Dottoressa De Mari, è verosimile l’ipotesi, rilanciata dalla rivista Human Reproduction, secondo cui la gravidanza provocherebbe alla donna danni cellulari addirittura peggiori di quelli del fumo?
«Assistiamo, in questa fase storica, a una vera e propria squalificazione della gravidanza e dell’allattamento. L’allattamento, in particolare, è la prima necessità per un sistema immunitario sano. La difesa immunitaria è rafforzata dall’allattamento al seno della madre, per almeno per nove mesi dalla nascita, grazie al quale, nell’intestino del bambino, si forma il microbiota intestinale, ovvero quel gruppo di batteri che gli garantiranno la salute. Nel latte materno, oltre alle endorfine, ci sono anticorpi. Il latte materno protegge dunque il bambino dalla fame, dalla sete, dal dolore e dalle malattie, moltiplicando la sua salute. L’allattamento, comunque, diminuisce anche il rischio per la madre di ammalarsi di cancro al seno, al punto tale che, tra le categorie femminili più soggette a questo tipo di cancro, vi sono donne che non allattano, come le suore o le lesbiche»
Quali sono, invece, i benefici della gravidanza?
«Le gravidanze in età precoce (18-20 anni) possono diminuire notevolmente il rischio di sviluppare l’endometriosi. C’è poi la depressione post-menopausa che, solitamente, si sviluppa di più tra le donne senza figli. L’ho riscontrato e spiegato più volte durante le mie conferenze sul ruolo della maternità e nelle testimonianze delle donne che mi scrivono. Qualcuna mi ha confidato: “Dottoressa, ormai ho 50 anni e sentire queste cose mi spezza il cuore”. Io rispondo, spiegando che mi spiace molto per loro ma divulgo queste informazioni anche per evitare che donne più giovani, un domani, siano infelici per aver fatto determinate scelte. In biologia, la norma è che ogni creatura lotti per la sua sopravvivenza o che, quantomeno, cerchi di riprodursi. Un essere umano a cui non interessi sopravvivere, un aspirante suicida o una persona alla quale non interessi lasciare in eredità a nessuno i propri cromosomi, si stanno sottraendo a questa legge della natura. Ciò è tipico di una cultura della morte o della “non vita” come quella in cui viviamo. Normalmente una donna è disposta a dare la vita pur di dare alla luce un figlio. È vero che si può morire di parto ma è la cosa per la quale vale di più la pena morire: dare alla luce una nuova vita, far nascere una generazione successiva, nella certezza o quasi che, quando sarò morta, mio figlio sarà ancora vivo. Invece, oggi rinunciamo a proiettarci nell’eternità. E tuttavia, anche non correre rischi è un rischio. Se una donna, per paura di malattie o di morire di parto, preferisce evitare la maternità, arriverà per lei il momento, a 60, 70 o 80 anni, che sul suo letto di morte non vi sarà nessuno, salvo forse l’infermiere. E a quel punto, potrà anche spontaneamente chiedersi: “Forse ho sbagliato tutto?”. Molti non si rendono conto di quanto sia meraviglioso per una donna portare il proprio figlio nel ventre. Le viscere di una donna sono fatte in modo da poter ospitare un’altra creatura umana, perché anche la mente femminile ha quell’attitudine. Ricordiamoci anche che, nella Bibbia, morire senza figli era considerata la peggior maledizione».
I dati riportati da Human Reproduction, dunque, sono errati o solamente incompleti?
«I dati di queste ricerche sono sempre incompleti. La statistica è una pratica molto sopravvalutata, perché, a seconda di chi scelgo come campione, do un senso o l’altro alla narrazione. Per questo, siamo costantemente bombardati da dati contrastanti in qualsiasi campo. Oggi, poi, c’è una vera e propria propaganda contro la maternità nel mondo occidentale: penso a Greta Thunberg, quando ci dice che se mettiamo al mondo dei figli, questi produrranno anidride carbonica e uccideranno il pianeta. Penso a questi strani studi medici che negano il principio per cui gli organi umani devono essere usati secondo la loro anatomia e fisiologia naturali. Ribadisco che la biologia tende alla sopravvivenza dell’individuo e alla sopravvivenza della specie: tutto questo non dovrebbe essere mai negato».
di Luca Marcolivio