Abbiamo già detto, in diverse occasioni che la breve vita di Charlie – come la vita di chiunque – ha non solo un valore, ma anche un senso, uno scopo.
Per esempio, in occasione della lunga battaglia mediatica per sostenere Charlie e i suoi genitori (che gli ha regalato un mese in più di vita, non dimentichiamolo: l’avrebbero ammazzato il 30 giugno, se il mondo, grazie a “noi” non avesse puntato gli occhi sul Gosh ...), Emmanuele Di Leo, presidente della Steadfast onlus, ha conosciuto Zarish Neno, che si è unita al Charlie’s army, l’esercito di Charlie, organizzando manifestazioni anche in quel lontano paese.
Zarish lavora al Jeremiah Education Center, a Faisalabad, in Pakistan, che accoglie e istruisce bambini da tre a 14 anni, per “rompere il ciclo della povertà” in cui vivono.
Potete visitare la pagina Facebook di Zarish Neno per vedere quanto è intensa la sua attività in favore delle donne, dei bambini e delle bambine.
Ora coordinerà anche le attività di Steadfast onlus in Pakistan perché, dopo la vicenda di Charlie, vuole lavorare per favorire la tutela della vita in modo più specifico e mirato di quanto già fatto finora.
La Steadfast da tempo condivide con ProVita le battaglie per la vita e la famiglia. Anche Emmanuele Di Leo, come Toni Brandi, fa parte del Comitato Difendiamo i Nostri Figli.
Gli amici della Steadfast, con noi, condividono pienamente le parole pronunciate dalla mamma di Charlie nell’ultima straziante intervista rilasciata al Daily Mail, dopo la morte del piccolino: «Crediamo che Charlie sia stato mandato a noi per una ragione. E faremo in modo che la sua morte non sia inutile».
La nascita della sezione pakistana di Steadfast onlus è solo un esempio.
Redazione
Fonte: L’Occidentale
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