Il 17 e 18 ottobre i cittadini romani sono chiamati a scegliere il nuovo Sindaco della Capitale nel ballottaggio tra Enrico Michetti, candidato del centrodestra, e Roberto Gualtieri del Partito Democratico.
Proprio il programma di Gualtieri apre pericolosamente al riconoscimento della barbara e criminale pratica dell’utero in affitto.
La legge italiana vieta e punisce l’utero in affitto, ma il movimento LGBT cerca da anni di aggirare i paletti penali per via civile e amministrativa: la coppia pratica l’utero in affitto all’estero, in un Paese dove è legale, poi torna in Italia e chiede alle anagrafi comunali di registrare l’atto di nascita del bambino riconoscendolo come nato da “due padri” o “due madri”, in contrasto con l’ordinamento italiano.
A quel punto la palla passa in mano ai Comuni, che rispondono in doversi modi: alcuni assecondano le pressioni del movimento LGBT (come Beppe Sala a Milano o Chiara Appendino a Torino), altri rifiutano di prestarsi al “giochetto”. In entrambi i casi si finisce spesso davanti al Tribunale, dove comanda l’arbitrio ideologico del giudice di turno.
Come si comporterebbe l’amministrazione di Roma se Roberto Gualtieri vincesse il ballottaggio del 17-18 ottobre? Aprirebbe o chiuderebbe la porta all’utero in affitto?
Per capirlo bisogna andare a pagina 131 del suo programma elettorale, nella sezione dedicata alle misure che il candidato del Pd si è impegnato a realizzare per andare incontro alle “necessità della comunità Lgbt+”.
Oltre alla promessa di istituire uno specifico ufficio comunale che faccia da referente unico e dedicato alle associazioni Lgbt della Città, al quale le stesse possano chiedere tutte le misure che ritengano opportune a livello amministrativo, si prevedono anche “servizi pubblici inclusivi”, specificando che “tra le competenze affidate al Comune, assumo grande importanza per la promozione di politiche inclusive i servizi in ambito anagrafico (…)”, per cui si dovrà “individuare azioni concrete, nell’ambito delle prerogative delle amministrazioni locali, che tengano conto delle diverse realtà familiari del territorio”.
È chiarissimo quali siano queste “azioni concrete” che Roberto Gualtieri si impegna a mettere in campo verso le “diverse realtà familiari” Lgbt per la “promozione di politiche inclusive (…) in ambito anagrafico”.
Roberto Gualtieri si è impegnato a schierare Roma accanto ai movimenti Lgbt nella loro battaglia per la legalizzazione dell’utero in affitto, promettendo di ordinare agli uffici anagrafici comunali di registrare atti di nascita di bambini nati all’estero da “due padri” o “due madri” tramite l’utero in affitto o il commercio di gameti umani, anch’esso illegale in Italia.
È bene che i cittadini romani ne tengano conto andando al voto il 17 e 18 ottobre, perché non si deciderà solo della gestione del traffico, dei rifiuti e della burocrazia. Roma si giocherà il suo posto nella Storia nella battaglia pro o contro la nuova tratta di esseri umani, barbaramente strappati dal grembo materno per realizzare i “diritti” altrui.