Mi stupiva un’amica che mi raccontava di non poter in nessun modo abbattere un pino che ha nel giardino e che le sta letteralmente smontando la veranda di casa con le radici. Ha rifatto i lavori più volte, con strumenti moderni e costosi, ma dopo pochi anni il problema si ripropone. Al Comune dicono che la zona è protetta e il pino non si può toccare, pena onerose sanzioni.
C’è poco da stupirsi: a Boulder in Colorado, sta per essere varata una legge che tutela i “diritti della Natura”. Qualcuno potrebbe illudersi che si tratti del riconoscimento dei diritti naturali, come quello alla vita dei bambini non nati; invece no. I bambini si possono ammazzare. Lì si tratta di una conquista dei gruppi ambientalisti (antiumani) che pretendono di assegnare a uccelli, api e piante un diritto alla vita pari a quello degli esseri umani: secondo il testo che verrà discusso “la Contea di Boulder riconosce all’ecosistema e a tutte le specie viventi che lo popolano il diritto di vivere e prosperare”.
Una norma analoga vuole emanare il governo dell’Angola. Forse il Presidente José Eduardo dos Santos non si rende conto che introdurre il reato di “ecocidio” potrebbe significare la fine dello sviluppo del Paese – ancora non iniziato, per certi versi .
Infatti attribuire a piante e animali gli stessi diritti dell’uomo, potrebbe voler dire che non bisogna uccidere i cuccioli di foca, le tigri, i gatti… e le formiche, gli scarafaggi e le zanzare: fanno parte di “tutte le specie che popolano l’ecosistema” , o no?
Dietro queste istanze ecologiste estreme, sappiamo che c’è l’egida dell’ONU: la stessa anima che propaganda la denatalità e l’eugenetica.
E’ ovvio e scontato che qui nessuno è favorevole all’inquinamento e alla distruzione dell’ambiente. Ma l’ecologia sana è un conto, l’ecologismo che pone le cose allo stesso livello delle persone è un altro: è antiumano è distruttivo, come e forse più delle polveri sottili e delle piogge acide.
Francesca Romana Poleggi