A Varese i commercianti hanno protestato contro il Gay Pride del 17 giugno scorso.
Non ne fanno una questione di gusti sessuali, ma se la prendono con l’Amministrazione che – per consentire la filata dell’ “orgoglio gay” – ha transennato il centro città e dirottato il traffico causando ai commercianti una ingente perdita economica che hanno quantificato in un calo dei guadagni del 30 – 40% .
Hanno anche notato, quelli dell’AsCom, che per il gay pride sono stati schierati ingenti contingenti di forze di polizia, per fare il servizio d’ordine. Ma per i commercianti che chiedono maggiori controlli e maggior protezione, le autorità rispondono che mancano le risorse umane.
Il sabato pomeriggio, è noto a chiunque, è il momento più redditizio della settimana per coloro che hanno un negozio in centro città e non in un centro commerciale.
Il giorno del Gay Pride, di sabato, dalle 14 alle 20, il centro città è stato bloccato per consentire la sfilata di un numero relativamente esiguo di manifestanti, nessuno è andato a passeggio e a fare shopping e in proporzione è stato arrecato un danno davvero ingente alle attività commerciali.
Sul sito del Gay Pride di Varese abbiamo trovato la mappa del percorso.
Chiede l’AsCom: «E ora chi ci risarcisce? A chi dobbiamo presentare il conto?»
Redazione
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