E’ finanziata, manco a dirlo, con i soldi pubblici, questa applicazione nata nel 2014 dalla collaborazione tra l'Assessorato della salute e Fondazione Sistema Toscana per offrire alla popolazione dei giovanissimi un ipotetico strumento informativo "smart" sul tema del “sesso sicuro”, l'applicazione è scaricabile gratuitamente su Android e iOS.
Eppure lo slogan con cui viene pubblicizzata la dice lunga sull’idea della sessualità che c’è dietro: "I love - safe sex. Tutto quello che devi sapere sul sesso, e che non osi chiedere". Come al solito la parola d’ordine è disinibizione, perché, anziché educare i ragazzi a prendersi conseguenze e responsabilità delle proprie scelte, si insegna loro a cogliere unicamente l’aspetto ludico e disimpegnato della sessualità, come se fosse un gioco con regolette meramente formali, anziché qualcosa da prendere molto sul serio e che implica un dono di sé non meramente fisico ma anche psicologico e spirituale.
Ovviamente tutto questo non è contemplato perché, come si legge nella descrizione della app “l'obiettivo è quello di sensibilizzare giovanissimi e giovani sul tema di una affettività e sessualità consapevole, attraverso l'utilizzo del loro linguaggio e i loro canali di comunicazione, dando libero accesso a quelle informazioni e curiosità di cui si parla poco ma che invece possono fare la differenza soprattutto quando si tratta di proteggersi per vivere la propria sessualità in modo sicuro. Esperti professionisti sono a tua disposizione per aiutarti in questo periodo di transizione, l'adolescenza, e per renderti un cittadino informato sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulle precauzioni da prendere in ambito sessuale.”
In questa maniera, tuttavia, si perde di vista l’importanza della purezza, del governo di sé e non si tiene nemmeno in considerazione la possibilità che la prevenzione passi attraverso il semplice autocontrollo. Evidentemente nella società edonistica in cui siamo immersi si dà erroneamente per scontato, non solo la realizzazione dei propri desideri a tutti i costi, ma che di essi si possa, anzi, si debba rimanerne anche vittime, tanto poi basta una app a risolvere tutto.
di Manuela Antonacci