La piaga della pedofilia e pedopornografia online, si sta rivelando sempre più difficile da combattere. Nel 2021 il fenomeno ha colpito tutti i continenti. Il mondo della Rete, infatti, è una terra di nessuno in cui si può fare di tutto, in tempi per di più rapidissimi e nel più assoluto anonimato. Una situazione, insomma, in cui i pedofili possono agire indisturbati. Ce lo confermano anche i dati forniti ieri dall’ Associazione Meter di don Fortunato Di Noto, che ha presentato il suo report annuale. Freddi ma eloquenti numeri che abbiamo voluto commentare con lui.
Don Fortunato, i dati del report parlano di quasi 15mila link a siti pedopornografici, oltre 3,4 milioni di foto e 1 milione di video. Anche se i numeri di foto e video sono in calo si tratta di statistiche spaventose.
«Purtroppo sì e sono addirittura numeri a ribasso, perché dobbiamo spiegare che noi monitoriamo e scoviamo file all’interno di archivi infiniti, per di più in cartelle compresse, dove i criminali caricano un’ingente quantità di materiali e si può accedere solo con password. In alcuni casi, ma solo in alcuni, quindi riusciamo a verificare, in altri siccome è tutto a pagamento (perché quello della pedofilia è sostanzialmente un business) no. Quindi il numero sembrerebbe abbassarsi ma in realtà non è così. Per ogni link, infatti, ci sono milioni di foto, ad esempio un portale ha un archivio di 800.000 foto. La questione del numero ha senso solo se pensiamo che per ogni foto c’è un bambino, c’è una vittima»
Esiste poi la piaga delle chat dei pedofili.
«Esattamente. Si tratta dei canali di messaggistica che monitoriamo e che si spostano continuamente sui social (da facebook a telegram, whatsapp ecc.). In realtà monitorare la rete è davvero un’impresa enorme. Nel momento in cui ci rendiamo conto che ci sono dei canali sospetti, con dialoghi strani, immediatamente segnaliamo a chi di dovere, ma poi non sappiamo, su decina di migliaia di segnalazioni, quante di queste vengono sottoposte ad un’accurata indagine»
Finora cosa è stato fatto di concreto per combattere questo dramma?
«La polizia italiana sicuramente non sta con le mani in mano, ma per esempio per quanto riguarda la polizia neozelandese o francese non sappiamo se hanno mai aperto delle indagini sulle segnalazioni che abbiamo inviato».
Con Pro Vita& Famiglia, Meter ha dato vita alla campagna sull’ipersessualizzazione dei minori “Tuteliamo in Rete”, qual è l’obiettivo di questa iniziativa e cosa si aspetta?
«Innanzitutto sviluppare una maggiore consapevolezza sull’uso della tecnologia. Dobbiamo capire e far capire che non si può dare ai bambini un cellulare di nuova generazione, senza che ci sia un controllo da parte dei genitori, per questo il parent control è un sistema fondamentale che si può benissimo inserire e dovrebbe diventare legge. Lo diciamo da sempre, ma spesso ci scontriamo anche con una disattenzione diffusa da parte dei genitori stessi, perché non c’è la percezione del problema che potrebbe nascere».