La giuria nell’inchiesta su Savita Halappanavar ha reso un verdetto unanime sulla morte della donna.
Savita Halappanavar, 31 anni, era una donna Indiana che morì tragicamente in Irlanda a seguito di un’infezione irrefrenabile causata dalla negazione di un aborto, secondo quanto è stato riportato.
La sua causa è stata catturata dalla lobby pro-choice con il fine di liberalizzare la legge abortiva dell’Irlanda.
Savita era alla diciassettesima settimana di gravidanza, quando fu ricoverata presso l’ospedale dell’Università di Galway il 21 ottobre 2012, per un inevitabile aborto spontaneo. Quando fu individuato il cuore fetale che batteva, i dottori decisero di non far finire la gravidanza inducendo il travaglio, ma, invece, di aspettare la nascita naturale. Il suo bambino nacque morto tre giorni dopo, il 24 ottobre.
Savita morì per insufficienza dei suoi organi per uno shock settico dovuto ad un’infezione, il 28 ottobre, quattro giorni dopo la nascita del suo bambino.
Il medico legale, il Dottor Ciaran MacLoughlin, emise il verdetto, che consisteva nel non considerare, come cause della morte della signora Halappanavar, necessariamente le carenze o le insufficienze dei sistemi nell’ospedale dell’Università di Galway; queste erano solo i risultati in relazione alla gestione della cura di Savita.
Il primario della sala operatoria alla Galway Roscommon Hospital Group, Tony Canavan, ha riconosciuto che ci sono state delle distrazioni nelle cure ordinarie fornite alla signora Halappanavar e disse che le carenze identificate durante l’inchiesta sarebbero state risolte dall’ospedale.
Le nove segnalazioni del medico legale furono fortemente appoggiate dalla giuria.
Traduzione a cura di Veronica Palladino
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Fonte: LifeNews