La legislazione a favore di aborto e omosessualità avanza sempre più nel mondo.
Ora sembra arrivato il momento del Cile.
Lo scorso 28 gennaio il Parlamento del Paese sudamericano ha approvato un disegno di legge che istituisce per la prima volta le unioni civili per coppie eterosessuali ed omosessuali. Il cosiddetto “Accordo dell’Unione Civile” tutela dunque ogni tipo di convivenza, senza alcuna distinzione di orientamento sessuale, creando un nuovo regime patrimoniale per le coppie che opteranno per questa unione. In pratica, si riconosceranno i diritti alla condivisione dei beni, all’eredità e alla reversibilità della pensione, e la possibilità di essere presi in carico dal sistema sanitario. La norma prevede pure che i matrimoni omosessuali celebrati nei Paesi dove sono autorizzati vengano riconosciuti in Cile sotto il regime di questo accordo. Perché la nuova legislazione entri in vigore manca soltanto il vaglio della Corte Costituzionale e la firma del presidente cileno Michelle Bachelet, leader del Partito Socialista.
La stessa in questi giorni ha anche promosso e inviato al Parlamento un progetto di legge che depenalizza l’aborto. Se questo disegno venisse approvato, vi sarà la possibilità di abortire in tre casi: rischio per la vita della madre, stupro e malformazione del feto. Ricordiamo che da vent’anni in Cile l’aborto è totalmente vietato. Le motivazioni con cui la Bachelet giustifica l’iniziativa sono quelle che da sempre e in ogni luogo si danno quando viene introdotta una legge che permette di sopprimere le vite innocenti dei bambini non ancora nati.
Il presidente cileno ha detto che ama e rispetta la vita, ma allo stesso tempo vuole pure tutelare la libertà e i diritti delle donne e combattere gli aborti clandestini. L’aborto, dunque, è considerato un diritto, una conquista di civiltà, un segno di progresso e non un brutale omicidio. Nel dichiarare ciò, chiaramente, si sottintende che il feto, a parere della Bachelet e dei suoi sostenitori, non è meritevole di alcuna tutela. E non basta certo l’assicurazione dell’obiezione di coscienza per i medici a tranquillizzare il mondo pro life.
La storia infatti insegna che, una volta aperto il vaso di Pandora, piano piano si arriverà ad un punto di non ritorno, in cui tutto diventerà, se non de jure, almeno de facto, lecito e possibile. La legge da sempre crea cultura e contribuisce a plasmare una nuova mentalità e una nuova concezione della vita nei cittadini. Se il Parlamento cileno introdurrà di nuovo l’aborto nel Paese, sarà poi molto difficile tornare un’altra volta indietro. La Bachelet si mostra così degna erede di Salvador Allende, di cui abbiamo già parlato. Mitica icona del mondo progressista internazionale, Allende condivideva le idee eugenetiche dei nazisti. Questo, però, nessuno lo dice, ovvio!
Insomma, dopo il divorzio, approvato nel 2004, e l’introduzione delle unioni civili, anche omosessuali, la depenalizzazione dell’aborto non sarebbe altro che il coronamento di un processo rivoluzionario volto a scardinare i fondamenti della società cilena: la tutela della vita e il riconoscimento della famiglia naturale fondata sul matrimonio.
Federico Catani
Fonti: Infocatolica.com , Infocatolica.com(1)