20/07/2023 di Fabrizio Cannone

I vescovi d’Europa contro il presunto diritto all’aborto: «E’ indifendibile»

La Comece è la Commissione delle conferenze episcopali in Europa. Fondata nel 1980, è ora presieduta dall’italiano monsignor Mariano Crociata, vescovo di Latina.

L’aborto invece è un dramma, una tragedia, un’ingiustizia e un delitto, che taluni però, come il presidente francese Emmanuel Macron, vorrebbero a tutti costi far diventare un diritto. Non solo inserendolo nella Costituzione del proprio paese – il che è già abnorme – ma perfino imponendolo nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

A questa proposta iniqua, a cui si associano più o meno volentieri i rappresentanti dei partiti progressisti di mezza Europa, ora risponde la Comece, con una precisa dichiarazione in 6 punti, appena pubblicata.

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La dichiarazione vuole dimostrare la «indifendibilità etica» di un ipotetico e surreale «diritto all’aborto» che per taluni sarebbe da proclamare all’interno dell’Unione europea. Secondo i presuli però, non solo «la dignità umana è un valore fondamentale dei Trattati e della Carta dell'UE», ma essa lo era anche per i «padri fondatori dell’Unione». Tra cui spiccano i nomi dei cattolici conservatori Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schuman.

Tali padri dell’idea stessa di Europa unita e solidale «erano molto consapevoli dell'importanza fondamentale della dignità umana». E militavano per il rispetto assoluto di «ogni essere umano in ogni fase della sua vita, soprattutto in situazioni di totale vulnerabilità».

E questo è verificabile a partire dal modo che ebbero di intendere la politica, la famiglia, la morale e tutto il resto. La Comece, nel richiamo ai padri fondatori, ha ragionato in modo simile ai giudici della Corte Suprema americana quando, un anno fa, hanno negato che l’aborto fosse un diritto della donna da doversi riconoscere a livello federale.

Anche in quel caso infatti, per capire lo spirito delle leggi e la loro corretta interpretazione, i giudici sono tornati alle fonti e così hanno chiarito il valore del tutto contingente e relativo della sentenza abortista “Roe vs. Wade” del 1973.

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Con lo stesso spirito i Vescovi europei si fanno giuristi e notano che «non esiste un diritto all'aborto riconosciuto nel diritto europeo o internazionale». Del resto, «né la Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE né la Convenzione Europea dei Diritti Fondamentali» ammettono tale nuovo e inaudito “diritto”.

A livello giuridico-tecnico, «non ci sono competenze nella UE per la regolamentazione dell'aborto». Anche perché «La Corte europea dei diritti dell'uomo non ha mai dichiarato che l'aborto è un diritto umano protetto dalla Convenzione europea dei diritti fondamentali».

E bisogna appoggiarsi ai documenti fondativi di una qualunque società per essere coerenti con il suo spirito di fondo e i suoi cardini etici. Altrimenti bisognerebbe che gli Stati riscrivessero la propria Costituzione ogni lustro.

La Comece fa notare che sancire un diritto all’aborto, assoluto e prescrittivo, a livello di Ue, significherebbe aumentare sia «la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità», sia compromettere, a termine, i «diritti di coscienza degli operatori sanitari».

Le stesse differenti «tradizioni costituzionali» degli Stati e i modi diversi con cui i vari paesi «bilanciano i diritti delle donne incinte con i diritti del nascituro», militano contro questo inopinato ed assurdo diritto universale all’aborto. Perché i paesi con leggi più restrittive, come la Polonia, Malta o l’Ungheria subirebbero un’ingiustizia vedendo minate le proprie leggi democraticamente approvate. E questo creerebbe un inedito «conflitto sulla gravidanza», foriero di tensioni e di contrasti.

L’unico appunto che abbiamo è questo: lo sanno i presuli che davanti a questo innominabile diritto, rivendicato da alfieri del progressismo come Macron e Joe Biden, i partiti che siedono a Strasburgo non la pensano tutti allo stesso modo? O fanno solo finta di non saperlo?

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