03/02/2014

Ideologia gender nella revisione del codice di deontologia medica?

Pubblichiamo un’interessante disanima in ordine al dibattito attinente alla revisione del Codice di Deontologia professionale medica, all’interno del quale si propone di inserire un passaggio in cui viene sancito che il medico non deve porre in essere delle differenze per “orientamento sessuale” ed “identità di genere”.

Tale concetto risulta fattivamente ridondante -in quanto un medico cura la persona nella sua interezza- e formalmente pericoloso.

Di seguito, riportiamo il contributo di un gruppo di medici sul tema.

Sul Quotidianosanità.it apprendiamo la richiesta avanzata dal collega dr. Manlio Converti (http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=19226) di voler inserire le espressioni “orientamento sessuale” “identità di genere, disabilità, stato socio-economico” all’Art. 3, “Doveri del medico”, del Capitolo 1, “Libertà, indipendenza e dignità della professione” del nuovo Codice di Deontologia Medica, la cui stesura definitiva è prevista per questa primavera.

Come medici ci inseriamo volentieri in questo dibattitto per esprimere la nostra convinzione, avendo gradito che nella sua risposta il presidente della FNOMCEO dr Amedeo Bianco (http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=19344&fr=n) abbia chiaramente espresso il desiderio di coinvolgere  tutti nella stesura del Nuovo Codice di Deontologia Medica.  Dice infatti Bianco: “Questa seconda bozza andrà nuovamente alla discussione negli Ordini e ne faremo anche oggetto di una consultazione con associazioni professionali, scientifiche, di volontariato, di rappresentanza dei cittadini e con chiunque sia interessato”.

Come del resto sottolineato dal presidente Bianco, riteniamo del tutto inutile questa richiesta, perché fa parte proprio della natura stessa della medicina, cioè della relazione di cura medico-paziente, quella di curare ogni persona indipendentemente da ogni caratteristica e che proprio il rispetto della persona umana impone che non si facciano specificazioni particolari sulle sue condizioni (fra cui orientamento sessuale, disabilità, difficoltà socio-economiche) perché non si compiano discriminazioni. Ci chiediamo infatti perché non inserire infinite altre caratteristiche come l’orientamento politico, la fedina penale, il peso, l’altezza, le varie abilità, il titolo di studio, il tipo di lavoro, gli hobbies, etc (e siamo certi di esserci scordati qualche caratteristica ritenuta importante per qualcuno).

Nell’esercizio della nostra professione nessuno di noi guarda mai le caratteristiche individuali, ma si rivolge a tutta la persona e alla sua richiesta espressa da una domanda sulla propria salute a fronte di una malattia.

Anzi, riteniamo questa richiesta pretestuosa e pericolosa ai fini della nostra autonomia professionale e personale, nel rispetto delle nostre convinzioni scientifiche ed etiche, perché:

1- si cerca di ontologizzare l’identità di genere e l’orientamento sessuale in modo da tappare la bocca a tutti, anche a chi, come noi medici, potrebbe entrare nel merito della questione, in maniera del tutto obiettiva e super partes, per affermare che, studi scientifici alla mano, l’orientamento sessuale può essere anche modificato e perfino l’OMS lo prevede (ricordiamo che nonostante la depatologizzazione dell’omosessualità dal DSM IV, che come tutti sanno non è avvenuta a seguito di serio dibattito scientifico, l’OMS prevede nell’ICD 10 il disturbo F66.1, cioè “l’orientamento sessuale non desiderato” ossia egodistonico per cui è ammessa la cura). Per inciso vorremmo ricordare sia che il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali DSM è redatto dall’American Psychological Association e non è considerato unanimemente in tutto il mondo scientifico, sia che la suddetta Associazione (che annovera fra i suoi soci un numeroso gruppo di attivisti LGBTQ) ha derubricato l’omosessualità come patologia, non sulla base di documentati studi scientifici, ma con una semplice votazione dei suoi iscritti ottenendo il 56% dei consensi a favore, ignorando centinaia di lavori, di studi, e di pareri di autorevoli ricercatori, fatti su questo argomento in decine e decine di anni; a seguito di queste decisioni arbitrarie nel mondo scientifico occidentale, soprattutto italiano, si impedisce qualsiasi ipotesi di confronto o discussione in merito, minacciando addirittura atti disciplinari (Collegio degli Psicologi) a chi prende in cura persone con orientamento omosessuale indesiderato.

2- si vuole ideologizzare un campo di per sé neutro come la Medicina che è a servizio della vera scienza e della ricerca al fine di curare meglio la persona: a nostro avviso cioè, inserire quelle due espressioni (“orientamento sessuale” e “identità di genere”) nel Codice di Deontologico Medica è il tentativo per bloccare studi, ricerche, terapie, confronti in ambito accademico, etc.. e impedire alle persone con orientamento omosessuale, che soffrono per la loro condizione, di trovare risposte adeguate alla loro sofferenza, a partire da adeguata informazione anche in ambito medico-sanitario, perchè se una cosa è “naturale” o “normale” (come si sostiene arbitrariamente essere l’omosessualità, per esempio) non può più essere campo di azione, di attenzione, di ricerca, di cura, di pubblicazioni e convegni scientifici, in sintesi di interesse medico e psicoterapeutico (discipline che per loro natura si occupano della patologia o comunque di disagi esistenziali).

Respingiamo anche l’affermazione del collega Coverti -che afferma: “E’ evidente che l’effetto della modifica richiesta tuteli soprattutto i nostri pazienti, che viceversa hanno mostrato in varie ricerche delle associazioni gay, dei mass-media e dell’Istat di subire spesso discriminazioni proprio in ambito sanitario”- chiedendo all’Ordine Nazionale dei Medici di verificare l’effettivo numero dei casi di discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere avvenuti in ambito medico-sanitario e chiediamo di darne nota a tutti con pubblicazione da parte di organo super partes.

Ci pare che questa richiesta di modifica del Codice di Deontologia Medica si inserisca nel solco della diffusione dell’Ideologia Gender anche in ambito medico-sanitario, ideologia che cerca di negare l’esistenza di una natura umana sessuata, impedendo la libertà di espressione delle persone anche nell’esercizio libero della propria professione. Il nostro sospetto è che si voglia mettere il bavaglio definitivo all’unica (forse) figura professionale che liberamente può operare per riportare un po’ di luce su una questione ancora dibattuta come quella dell’omosessualità, condizione sofferta da molte persone, anche nostri pazienti.

Dr. Andrea Bartelloni (medico odontoiatra)

Dr.ssa Paola Biondi (medico medicina generale)

Dr. Giovanni Bonini (pediatra)

Dr.ssa Lorella Dolci (pediatra)

Dr.ssa Rosa Gallo (medico medicina generale)

Dr.ssa Maria Letizia Poli (pediatra)

Dr. Alessandro Luca Ricci (medico odontoiatra)

Dr.ssa Luigia Santoro (medico odontoiatra)

 

Blu-Dental

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.