Un cittadino croato, dottorando di ricerca in bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ci illustra il faticoso cammino intrapreso dai genitori del suo Paese per far valere il diritto di educare liberamente i propri figli
La Croazia, nuovo membro dell’Unione Europea dall’1 luglio 2013, già prima del suo ingresso nella CE, si è accostata agli altri paesi europei nell’inserimento dell’educazione alla gender theory nelle scuole.
La situazione vissuta dall’Italia oggi, quindi, è stata vissuta dalla Croazia già un anno fa. Il nuovo governo croato, orientato a sinistra e insediatosi nel 2013, senza nessun avviso e senza seguire le regolari procedure, ha inserito nelle scuole primarie, medie inferiori e medie superiori, l’insegnamento dell’“educazione alla salute”. Tale programma d’insegnamento è suddiviso in tre parti, le prime due parti riguardano i temi dell’alimentazione, dell’educazione all’igiene e alla vita sana etc. Il terzo modulo, fondato sul rapporto Kinsey, uno dei più controversi scienziati pedofili, che insieme ai suoi collaboratori ha violentato oltre 800 bambini per sperimentare su di loro e “studiare” il funzionamento della loro sessualità, è la parte dell’insegnamento più discutibile, in quanto inserisce subliminalmente nell’educazione dei giovani la teoria del gender.
Secondo questa teoria non si nasce maschio o femmina ma lo si diventa nel corso della vita in base all’educazione ricevuta. S’insegna ai bambini, dunque, che i genitori non devono essere chiamati “mamma” o “papà”, ma “genitore uno” o “genitore due”.
Questo programma è stato inserito immediatamente e irregolarmente nelle scuole, non rispettando le procedure, e per questo motivo un gruppo di genitori croati ha deciso di unirsi in un’associazione, denominata “Vigilare”.
L’associazione ha dibattuto intensamente con il governo croato per aver negato ai genitori il diritto e la libertà di scegliere che i loro bambini partecipassero o meno a questo programma. Ha anche invitato in Croazia la famosa scrittrice americana Judith A. Reisman, che ha dedicato tutta la sua vita a testimoniare la verità sul rapporto Kinsey, per far capire alla popolazione croata i riferimenti a tale rapporto che si trovano nel programma d’insegnamento in questione. Nonostante questi interventi e queste discussioni, il governo non ha fatto niente per modificare il terzo modulo del programma. Questa passività del governo ha spinto l’associazione a organizzare una raccolta firme per un referendum denominato “Nel nome della famiglia” al fine di inserire nella Costituzione croata un articolo secondo il quale il termine famiglia indica soltanto l’unione di un uomo e una donna. Secondo la Costituzione croata, l’associazione avrebbe dovuto raccogliere un numero di firme superiore al 10 % del numero dei cittadini croati per indire un referendum; in un paio di mesi i genitori ne hanno raccolte quasi il doppio: più di 700.000. Nel frattempo la Corte Costituzionale ha dichiarato non regolare l’inserimento dell’“ educazione alla salute” nelle scuole e per un certo periodo tale insegnamento è stato sospeso.
Nonostante tutte le sottoscrizioni siano state recapitate al governo, in modo regolare e completo, tuttora esso non ha fornito alcuna risposta. Con l’inizio del nuovo anno scolastico nel settembre scorso, l’insegnamento di “educazione alla salute” è stato riavviato, ma senza alcun cambiamento significativo riguardo ai punti più discutibili che sono rimasti inalterati. Il disappunto, oltretutto, non riguarda solo i genitori ma anche i professori che devono insegnare quel programma.
Tuttavia i genitori non si fermano nella loro battaglia per vedere riconosciuto il diritto di formare e educare i propri figli nel modo in cui ritengono che sia giusto per loro.
di Anto Cartolovni