Insieme al referendum sull’eutanasia, quello sulla cannabis è uno dei quesiti che si prospettano, dopo la raccolta firme degli ultimi mesi, nell’anno appena iniziato. Parliamo infatti del percorso che potrebbe portare alla depenalizzazione del consumo della marijuana e non solo.
Il quesito referendario che è stato proposto recita infatti così: “Volete voi che sia abrogato (il testo unico sulla droga) limitatamente alle seguenti parti: articolo 73, comma 1, limitatamente all’inciso “coltiva”; articolo 73, comma 4, limitatamente alle parole “la reclusione da due a 6 anni e”; articolo 75, limitatamente alle parole “a) sospensione della patente di guida, del certificato di abilitazione professionale per la guida di motoveicoli e del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori o divieto di conseguirli per un periodo fino a tre anni?”
Tradotto, vuol dire che c’è la volontà depenalizzare la coltivazione di qualsiasi tipo di stupefacente, non soltanto della cannabis e dei suoi derivati. Si aggiungerebbe, infatti, anche l’oppio, la coca e i funghi allucinogeni.
Perché un equivoco da cui sgombrare il campo è che con il sì al referendum verrebbe resa lecita non solo la coltivazione della cannabis, ma anche dell’oppio e della coca e non unicamente per scopi privati, in forma domestica. Infatti nel quesito non c’è alcun riferimento all’ “estensione” ma si parla di “coltivazione” senza specificare altro. Pensiamo alle conseguenze pratiche di ciò, che si possono intuire immediatamente, ovvero a quanti agricoltori farebbero dei freddi calcoli basati sul puro e semplice guadagno e si darebbero alla coltivazione della cannabis oltre che dell’oppio, anziché alla coltivazione di banali ortaggi. Pura retorica invece, è il riferimento, in questo caso, ai pazienti bisognosi di cure palliative: la loro sorte non cambierebbe granché, perché la terapia del dolore, ad esempio a base di morfina, viene già somministrata sotto dei controlli rigidissimi, in dosi proporzionali al livello di sofferenza fisica del paziente.
La seconda parte del quesito referendario, in più, prevede solo la multa, anziché la sospensione della patente, com’era previsto originariamente. E anche questo lascia molto perplessi, se si pensa allo stato sicuramente poco lucido con cui si può mettere alla guida chi fa uso di tali droghe “leggere”. E poco consola anche il fatto, sbandierato da alcuni, che continuerebbero ad essere illegali le sostanze prodotte chimicamente, in quanto la proposta si riferisce unicamente a quelle coltivabili, perché le conseguenze appena citate sono già disastrose di per sé.