LONG ISLAND, NY, 17 luglio 2013 (LifeSiteNews) – Ragazzini che si agghindano davanti allo specchio mettendosi il make-up, che raccolgono fiori indossando una gonna, e che si danno arie con tacchi e abiti femminili a un talent show: tutto ciò è raffigurato in un controverso servizio fotografico che appare questa settimana su “Slate”, e documenta un campo estivo annuale per bambini indecisi sul loro orientamento sessuale. Le immagini si sono attirate le lodi degli attivisti gay e le critiche dei leader pro-famiglia. Negli ultimi tre anni, la fotografa Lindsay Morris ha frequentato il campo estivo di quattro giorni che ragazzini “gender variant” dai 6 ai 16 anni e le loro famiglie hanno tenuto in una località segreta del New England. Morris chiama il campo con lo pseudonimo “Tu sei tu”, sebbene la sua descrizione si avvicini molto a quella data dal sito del “Campo Aranu’tiq” per ragazzi “transgender”, che è apparso l’anno scorso sul Boston Globe, e che fa firmare a campeggiatori e visitatori un accordo di riservatezza. Secondo il Globe, è l’unico campo del suo genere in America. La Morris, che di recente ha pubblicato il servizio fotografico sul suo sito internet, ha detto a “Slate” che il campo è rivolto a genitori che hanno un bambino di 3 “che non abbia subito un cambiamento di sesso, che voglia indossare tacchi alti e preferisca camminare nel corridoio rosa del supermercato K-Mart e non quel brutto corridoio oscuro dei maschi”. Ha detto che la sfilata di moda era uno dei momenti più importanti del campo, e qualcosa che molti ragazzi e loro famiglie hanno preparato per tutto l’anno. “Alcuni…hanno creato da soli i propri abiti, con le madri o amiche di famiglia”, ha detto Morris. “La concentrazione e l’entusiasmo hanno dell’incredibile. Sul suo sito, la signora Morris descrive il campo come una “temporanea area protetta dove ragazzi gender-variant possono esprimere liberamente le loro interpretazioni di femminlità vicino ai loro genitori e ai fratelli”. Morris aggiunge, “Qui possono essere fedeli alla loro natura senza sentire il bisogno di guardarsi le spalle”. Sul sito del Camp Aranu’tiq, una madre [parent nel testo originale NdT] fa da testimonial e offre una simile lode, dichiarando che il campo ha dato a suo figlio “la MIGLIORE esperienza della sua vita”. “Lui/lei [sic] è cresciuto diventando una ragazza più estroversa nel tempo che lei [sic] ha trascorso laggiù”, delirava l’anonima genitrice, aggiungendo che suo figlio si è rafforzato “grazie alla conferma e all’accettazione che lei [sic] ha ricevuto nnel campo”. Ma Peter Sprigg, senior fellow di Analisi delle politiche pubbliche presso il Family Research Council a Washington D.C., ha dichiarato al Christian Post di temere che genitori beninteizionati potrebbero fare più danno che beneficio portando I loro ragazzi in un ambiente che rafforza e celebra la loro confusione in materia di sessualità. “C’è il rischio di bloccare i bambini in un percorso di vita che avrebbero abbandonato crescendo, se fossero stati liberi di crescere in modo naturale”, ha detto Sprigg al Christian Post. “Ci saranno bambini che stanno attraversando periodi naturali di confusion e sperimentazione con la loro sessualità e tutt’a un tratto ci si trova adulti che dicono loro che ‘ciò significa che sei gay, che sei nato gay e non cambierai mai’”. Ha detto al giornale di essere preoccupato perché i genitori che permettono ai figli di frequentare il campo “corrono il rischio di metterli su una strada e bloccarli in una identità transgender che non avrebbe affatto potuto essere il corso naturale della loro vita”. Il Dr. Kenneth Zucker, Presidente del sottocomitato per i disordini di genere dell’Associazione Psichiatrica sembrerebbe d’accordo su questo punto. Zucker ha detto a LifeSiteNews lo scorso dicembre di credere che consentire ai bambini di comportarsi secondo la loro confusione di genere può avere effetti dannosi a lungo termine. “Credo che quando qualcuno…dà l’etichetta di transgender a un bambino, questo abbia come la connotazione di immutabilità”, ha detto Zucker a LifeSiteNews. “Io uso un approccio molto legato allo sviluppo per il trattamento della disforia di genere. Non credo che la disforia di genere sia qualcosa destinato a rispondere solo al trattamento biomedico. La vera domanda è se nello sviluppo il desiderio di essere dell’altro sesso rimane dentro, o si fissa?”. Secondo Zucker, i bambini che fanno esperienza di confusione di genere potrebbero reagire meglio a terapie che li aiutano ad abbracciare il loro sesso biologico. “Credo che con i bambini piccoli ci sia molta più duttilità”, ha detto. Spesso la disforia di genere scompare, per una qualunque ragione. Questi bambini non crescono con la volontà di essere dell’altro sesso. La gente deve essere informata sull’esistenza di altre traiettorie di sviluppo”.
Traduzione a cura di Gian Spagnoletti
di KIRSTEN ANDERSEN