Vietato l’ingresso a Pro Vita & Famiglia. È così che la pensa il Consiglio delle Donne di Bergamo. Istituito nel 1996, questo organismo è costituito dalle donne elette nel Consiglio comunale della città orobica e da un rappresentante per ciascun gruppo, associazione, organizzazione che guardi al territorio - si legge sul sito del Comune di Bergamo - «con occhi di donna». Per potervi aderire, le realtà civiche devono farne esplicita richiesta presentando un’idonea documentazione.
Ed è proprio ciò che ha fatto Pro Vita & Famiglia, che nelle scorse settimane ha espletato le formalità necessarie. Tuttavia la domanda è stata rispedita al mittente. Con 11 voti contrari, 16 astenuti e 5 favorevoli, infatti, il Consiglio delle Donne non ha accettato la richiesta dell’associazione attiva anche nel territorio bergamasco. Compatto il no del Partito Democratico, mentre gli esponenti della lista civica dell’attuale sindaco Giorgio Gori si sono astenuti.
Accettare o respingere una richiesta d’adesione - per cui basta un terzo delle votanti - è ovviamente una prerogativa del Consiglio delle Donne. In termini formali nulla da eccepire, insomma. La scelta di sbarrare la strada d’ingresso a Pro Vita & Famiglia, però, suggerisce qualche riflessione. Si legge sempre sul sito del comune di Bergamo che il Consiglio delle Donne, tra le proprie finalità, persegue anche quella di promuovere «indagini e ricerche volte ad individuare e rimuovere discriminazioni esistenti per una maggior tutela dei diritti delle donne e per raggiungere parità e rispetto». È allora curioso che un organismo che si batte contro le discriminazioni si renda protagonista di una discriminazione a sua volta, impedendo alle donne di un’associazione evidentemente sgradita alla maggioranza di prendere parte al democratico confronto in un consesso istituzionale.
Come riporta Bergamonews Oriana Ruzzini, consigliere comunale del Pd, difende la posizione del suo partito: «Al Consiglio delle Donne si parla di autodeterminazione, di pari opportunità, di diritti acquisiti con fatica. Non è condivisibile che chi mette in discussione questi diritti avanzi proposte in questa sede». Eppure in una società democratica le idee altrui si possono contestare, ma non si dovrebbero mai censurare. È quanto condivide Filippo Bianchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, che definisce «molto grave» l’esclusione di Pro Vita & Famiglia ricordando che l’associazione «opera in difesa dei più deboli e delle famiglie in difficoltà».
Ma non è la prima volta che il Consiglio delle Donne imbavaglia le idee altrui. Il consigliere Bianchi in un’intervista a Pro Vita & Famiglia ha ricordato che nel 2019 impedì lo svolgimento di un convegno del Cav (Centro d’Aiuto alla Vita) diocesano dal titolo “Nascere a Bergamo”, patrocinato dal Comune. Quella presa di posizione spaccò l’organismo: diverse componenti decisero infatti di dimettersi. Chissà se anche stavolta, in favore di Pro Vita & Famiglia, si alzerà qualche voce libera o se prevarrà il silenzio assenso a un voto dalla venatura censoria.