Lo stereotipo che la famiglia è uno stereotipo, scusate il gioco di parole, pare cominci a mostrare le sue prime crepe. Dove l’ideologia LGBT si radica sempre di più a livello marketing e pubblicità, sembra finalmente prendere forma un crescente sentimento di rifiuto da parte del pubblico verso queste insistenti politiche.
E’ successo – tanto per fare un esempio recente - con la Budweiser, colosso della birra che evidentemente si è spinta troppo oltre facendo dello sponsoring con una persona trans. Strategia che al consumatore non è piaciuta. Risultato? Boicottaggio del prodotto. Stessa sorte tocca all’impero Disney che sta vivendo un periodo di particolare difficoltà. Del resto impossibile dar torto alle famiglie. La campagna arcobaleno e woke continua, martellante e spinta ormai fino all’esasperazione, tra rivisitazioni forzate, come la Sirenetta di colore, e personaggi che ammiccano all’agenda LGBT; la politica aziendale, che evidentemente segue le lobby, ha inevitabilmente fatto allontanare mamme, papà e figli in cerca solo di potersi godere qualche ora di divertimento e di spettacolo non ideologizzato al cinema o in un parco divertimenti. Evidentemente una speranza, questa, sempre più difficile per tutti, perseguitati come siamo, ovunque, da segnali LGBT.
Un segno tangibile di questa tendenza, poi, e forse un segno che anche le aziende cominciano ad accorgersi che tirare troppo la corda alla lunga può diventare controproducente, è la nuova pubblicità della Peugeot E 208. Una pubblicità, infatti, che fino a poco tempo fa, nella sua versione italiana, era visibile su Youtube in modo integrale con appunto la propaganda che andava sostanzialmente a definire la famiglia con mamma, papà e figli come uno “stereotipo”, come denunciava in un suo articolo Alberto Contri.
Oggi invece, vuoi forse per questo sentimento di crescente rifiuto, e dunque quale riflesso di un’indagine marketing, vuoi per ragioni di tempistiche video, qualcosa è cambiato. In Italia, infatti, oltre a non essere più visibile più la reclame sul canale internet, da un paio di giorni è proprio misteriosamente scomparsa, in televisione si vede solo la parte restante della pubblicità: la scena dei due genitori presentati in modo superficiale quasi a farli passare come “scemotti”, infatti, non c’è più. Se è scomparsa per una ragione piuttosto che per un’altra non importa: quello che va denotato è il fatto in sé. La scena che si è scelto di sacrificare è quella che appunto etichettava la famiglia come uno “stereotipo”. Indicativo. Nella versione francese resta (qui il video), il che, passateci il campanilismo, non è necessariamente un male: vuol dire che, forse, in Italia siamo ancora un passo avanti. Non certo nel progressismo globalista e arcobaleno, quanto piuttosto nella difesa dei valori.
Un circuito che alimenta sé stesso, che vive per sé e che, continuando a perpetrarsi ciecamente nello stesso modo ripetitivo, finirà per morire allo stesso modo: solo e senza nemmeno accorgersene perché troppo narcisista e autoreferenziale per farlo. Ma la sostanza non cambia: il meccanismo siffatto, fine a se stesso, alla lunga diventa, appunto, un’operazione troppo forzata, troppo noiosa e troppo palese per filtrare come normalità. E’ solo questione di tempo prima che si certifichi definitivamente la morte di questo sistema: i segnali ci sono tutti. Speriamo si avveri.