Una Sentenza della Corte Suprema dell’Alabama ha riconosciuto che i bambini non ancora nati sono a tutti gli effetti delle persone bisognose di protezione legale: un passo importante nella battaglia contro l’aborto
Non è una sentenza direttamente applicabile alla normativa sull’aborto, ma il mondo americano pro life gioisce: il pronunciamento dell’11 Gennaio da parte della Corte dell’Alabama è certamente un ottimo inizio.
Il percorso giuridico è iniziato da un caso riguardante due donne che hanno usato droghe illegali durante la gravidanza: una delle due, in particolare, ha riconosciuto di aver fumato droghe tre giorni prima che il suo bambino nascesse prematuramente e morisse 19 minuti dopo per intossicazione acuta da metamfetamina. Secondo la legge dello Stato è un delitto mettere in pericolo la vita di un bambino esponendolo ad una sostanza chimica pericolosa: l’Alta Corte ha stabilito, dunque, che i bambini non ancora nati sono protetti dalla medesima legge sulla “messa in pericolo chimico”, affermando che “l’unica area principale in cui viene negata ai bambini non ancora nati protezione giuridica è l’aborto, e che tale negazione è solo per i dettami della Roe v. Wade”, la famosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America che nel 1973 riconobbe il diritto all’aborto anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della madre.
La Corte Suprema dell’Alabama ha sancito, quindi, un vero e proprio diritto di protezione del feto, osservando che ben 40 Stati oltre il Distretto di Columbia “consentono il recupero dei danni per la morte ingiusta di un bambino non ancora nato nel caso in cui le lesioni alla vitalità causano al bambino la morte prima della nascita“. E continua: “Sarebbe assurdo riconoscere il feto vitale come una persona ai fini della legge sull’omicidio colposo e della morte ingiusta, ma non a fini delle leggi che mettono al bando l’abuso sui minori”: se si riconosce che un soggetto è una persona titolare di diritti riguardo ad una fattispecie data, ne consegue che lo sarà anche in tutti gli altri casi previsti dalla legge. Se, quindi, il bambino non nato è titolare di diritti relativamente alle fattispecie dell’omicidio colposo e della morte ingiusta, ragione e rigore vorrebbero che lo fosse anche in caso di aborto. Ed è, infatti, la stessa Corte, a riconoscerlo quando qualifica la propria decisione come atto di coerenza “con il diffuso riconoscimento giuridico che i bambini non ancora nati sono persone con diritti che dovrebbero essere protetti dalla legge” e anche con la Dichiarazione dei Diritti costituzionali: “Tutti gli uomini sono egualmente liberi e indipendenti, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono inclusi la vita, la libertà e la ricerca della felicità“.
Non è questa la fine della legalità dell’aborto, ma le conseguenze di questo pronunciamento potrebbero essere molto importanti: non a caso il Procuratore generale dell’Alabama, Luther Strange, ha accolto con entusiasmo la decisione: “La Corte ha ratificato la nostra tesi che la politica pubblica del nostro Stato è quello di proteggere la vita, sia del bambino nato che di quello non ancora nato. Che la Corte Suprema dell’Alabama abbia affermato il valore di tutta la vita, compresi quelli dei bambini non nati le cui vite sono tra i più vulnerabili di tutti è una grande vittoria“. E Matthew Staver, Presidente di “Liberty Counsel, associazione pro life, ha dichiarato: «Nel diritto sulle lesioni personali, criminali e immobiliari la tendenza è stata quella di riconoscere il nascituro come un essere umano con tutela legale, non solo come essere umano potenziale. Le cause di aborto della Suprema corte sono un’aberrazione del diritto e sono casi isolati e un giorno l’isola sulla quale si trovano sparirà».
Il feto non è “un essere umano potenziale”: il feto è un essere umano al pari di un bambino già nato. E, pertanto, come quest’ultimo meritevole di piena tutela dei propri diritti giuridici. Questo è ciò che una Corte Suprema ha riconosciuto, questo è ciò che potrebbe certamente rappresentare una prima incrinatura della più grande violazione costituzionale del mondo: quella contro il diritto alla Vita.
L’America di Obama sta intraprendendo campagne di sensibilizzazione e battaglia politica contro la diffusione di armamenti domestici e privati perché sa bene, come purtroppo anche recenti fatti hanno dimostrato, che la Vita, particolarmente quella di bambini indifesi, ha bisogno della massima protezione e tutela. L’Alabama ha aggiunto un precedente giuridico in più: la tutela giuridica dei bambini comprende da ora anche quelli non ancora nati. E’ su questo che si gioca la sfida pro life, con il grande obiettivo finale di ribaltare completamente spirito e lettera di quella famosa sentenza che da quarant’anni autorizza una tragedia silenziosa, ma, nei numeri e nello spirito, più dirompente e dannosa di ogni altra.
di Federica Mancinelli