“Il gender non porta voti … perché piace ai politici?”
Questa è l’interessante domanda che si fa Antonio Righi su Libertà e Persona.
Potete cliccare sul link per approfondire e vedere qualche screenshot interessante.
Giustamente l’Autore è perplesso. I politici sono sempre a caccia di consenso e una certa dose di populismo appartiene anche a quelli più intellettuali ed elitari.
Nel caso del gender e del matrimonio gay, però, tutti i sondaggi parlano chiaro: quando la gente è bene informata e capisce cosa contiene il ddl Cirinnà, appoggiato da Matteo Renzi, lo osteggia.
Se la gente sapesse cosa è l’ideologia gender e quali libretti si introducono già negli asili, si arrabbierebbe. Nonostante che già da anni la TV e il cinema hanno cominciato un lento indottrinamento (molto graduale e discreto) per normalizzare il transessualismo e l’omosessualità, la gente media continua a ragionare con più o meno buon senso: “se gli piace così facesse quel che vuole, ma la famiglia è un’altra cosa e i bambini lasciamoli stare”. Questo pensa la massaia, l’operaio, l’impiegata, il contadino, l’artigiano ... insomma la gente pensa così perché ancora vede quella che è la realtà dell’uomo, della donna, del sesso, della famiglia.
Infatti, l’89 per cento dei lettori si è schiarato con Bagnasco, nel sondaggio proposto da Libero. Monica Cirinnà ha meno di cinquemila seguaci su Facebook, nonostante la sua presenza mediatica. Camilla Seibezzi a Venezia, colei che introdusse i libretti gender nelle scuole, e che ora si scaglia contro Brugnaro, ha fatto una lista sua e ha fatto un clamoroso fiasco alle elezioni.
Allora – si chiede Righi – cosa spinge tanti politici ad andare in questa direzione? Cosa spinge movimenti di popolo, ecclesiali, come Cl, a temere la libertà di parola?
Proviamo a rispondere con un’altra domanda: forse è meglio essere amici del potere, e dei poteri forti, quelli con i soldi, che del popolo?
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’
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