Perché l’immagine di Turati (1857 – 1932), fondatore del Partito dei Lavoratori nel 1892? A proposito delle polemiche – a volte isteriche – scatenatesi intorno al maxi manifesto di ProVita contro l’aborto, ci piace replicare con parole di persone “al disopra di ogni sospetto” rispetto alle accuse di integralismo (e roba simile) che ci vengono rabbiosamente rivolte. Turati è chiamato in causa da Giordano Bruno Guerri, in un bell’articolo che appare oggi su Il Giornale.
«Non capisco chi vuole la rimozione del cartello né lo sdegno della senatriche Cirinnà»: non sono parole di qualche prete o di qualche esponente del family day. Sono parole – appunto – di un intellettuale laico, pro aborto, che ha condiviso e condivide buona parte delle battaglie della stessa Cirinnà, come Giordano Bruno Guerri.
Su Il Giornale di oggi, 6 aprile 2018, scrive che il manifesto di ProVita «non è né contro una legge dello stato né contro i diritti delle donne: è la manifestazione, per qunto cruda, di un pensiero che ha diritto di essere manifestato, nel rispetto della libertò di espressione. C’è scritto anche nella costituzione, all’art. 21.
La libertà di sostenere una tesi va difesa soprattutto se la si pensa in modo contrario»
E, lucidamente, Guerri invita la Cirinnà &co. a replicare con un manifesto analogo pro eutanasia (ma perché non pro aborto, chiediamo noi?)
E conclude: «Non c’è una libertà diversa dalle altre. La libertà è una parola che si prende intera , nel rispetto delle leggi.
Non si può dire “me ne dia un etto e mezzo bella magra mi raccomando“, oppre se preferiamo un esempio più aulico eccolo: “Le libertà sono tutte solidali. non se ne offende una seza offenderle tutte” sono parole del capo socilista Filippo Turati (nella foto), contro il fascismo, nel ’23. Tre anni dopo dovette fuggire dall’Italia».
Redazione