Jonathan Michel, un trentanovenne padre di tre figli che viveva accanto ai suoi genitori, a Malakoff, in Texas, in seguito a una caduta, il 30 giugno scorso, ha subìto una grave ferita alla testa. È stato portato di corsa all’East Medical Center di Tyler e i medici hanno scoperto che aveva emorragie interne e danni estesi al lato sinistro del cervello. Il padre gli ha salvato la vita quando ha scoperto che l’equipe medica stava per procedere all’eutanasia rimuovendo il supporto vitale. Come in un film di Clint Eastwood, in perfetto stile texano, Wren Michel blocca la porta della stanza e con poche parole mette il figlio al sicuro: «Se lo scollegate, dovrete vedervela con me».
Vista l’ormai diffusa nonchalance con cui i tribunali o gli stessi ospedali legittimano l’uccisione dei pazienti più indifesi, i genitori erano stati rassicurati: la decisione di porre fine al trattamento di Jonathan non poteva essere presa prima che la questione fosse stata portata davanti all’Ethics Board dell’ospedale. Ecco perché la coppia ha avuto uno shock quando è stata portata nella stanza del figlio per sentirsi dire che il suo supporto vitale sarebbe stato rimosso. Fu allora che il padre di Jonathan bloccò la porta.
Attualmente Wren e la moglie Karen sono aiutati da molte associazioni, nonché dal senatore del Texas Bryan Hughes e dalla Life&Hope Network dedicata a Terri Schiavo, la donna che fu disidratata fino alla morte, nel 2005, in contrasto con i desideri della sua famiglia dopo che le era stato diagnosticato lo stato vegetativo. Bobby Schindler, fratello di Terri, ha detto a LifeSiteNews che è fondamentale che la lotta dei Michels per il loro figlio non sia inquadrata come un “caso di fine vita”. «Ho capito che Jonathan Michel non è né un terminale né una situazione di fine vita immediata», ha affermato. «In altre parole, Jonathan ha una lesione cerebrale, ma non sta morendo. La domanda è se la sua ex moglie [che spinge per l’eutanasia, n.d.r.] e il sistema legale lo riconosceranno e lo lasceranno alle cure dei suoi genitori che lo amano e desiderano fornire l’assistenza di base di cui ha bisogno in questo momento», ha detto Schindler.
Jonathan Michel sembra migliorare, ma ci possono volere anni per riprendersi da una lesione cerebrale. E, come se non bastasse questo calvario, la famiglia dovrà anche guardarsi da quei “tristi mietitori” di professione che, come investiti di una missione divina, vogliono fare piazza pulita di chi giace in un letto d’ospedale.
Vincenzo Gubitosi
Fonte:
LifeSiteNews