Il Santo Padre ha incontrato ieri i capi delle agenzie delle Nazioni Unite e il Segretario Generale.
Il sistema delle Nazioni Unite sta preparando un piano di miliardi di dollari in aiuti allo sviluppo e tutti vogliono una fetta della torta .
I governi, le ONG, le aziende farmaceutiche, e le fondazioni private e le organizzazioni internazionali che promuovono “la salute sessuale e riproduttiva” (SRH), cioè la contraccezione e l’aborto, sono in prima fila.
Papa Francesco, come i suoi predecessori non ha avuto remore a dire quali sono le priorità:
“... La consapevolezza della dignità di ciascuno dei nostri fratelli e sorelle la cui vita è sacra e inviolabile dal concepimento alla morte naturale ci deve condurre a condividere con completa libertà i beni che la Provvidenza di Dio ha posto nelle nostre mani, beni materiali, ma anche intellettuali e spirituali...”
Quando Giovanni Paolo II disse che l’aborto non poteva rientrare nei piani di sviluppo delle Nazioni Unite, nel 1994, perché era un “crimine odioso”, ha ottenuto molta più attenzione di Francesco. L’attuale blackout dei media sulla questione è inquietante. Lo stesso è accaduto a metà della scorsa settimana a Ginevra, quando il Vaticano ha detto agli esperti delle Nazioni Unite che l’aborto è una forma di tortura.
La stampa mainstream ha invece dato ampia risonanza solo alla domanda di una legittima redistribuzione della ricchezza che il Papa ha chiesto agli Stati del mondo.
Redazione