Lo scorso martedì 19 novembre, nell'ambito del Festival dell'Eccellenza al Femminile 2019, è stato assegnato il Premio Ipazia nazionale, dedicato alla celebre filosofa, matematica e scienziata di Alessandria d’Egitto, vissuta nel IV-V secolo d.C., a Monica Cirinnà, che ha ricevuto da Luigi Vicinanza la medaglia firmata dall’Antica Gioielleria Gismondi. La motivazione addotta è la seguente: «Donna eccellente che si è spesa per la libertà, le relazioni sociali, le unioni e le famiglie, la disciplina delle convivenze e per il diritto all’autodeterminazione dei corpi in caso di malattia. Monica Cirinnà è sostenitrice risoluta della battaglia per i diritti del corpo, ma soprattutto del corpo delle donne, a cui si è appassionatamente e coraggiosamente dedicata sfidando senza esitazione pregiudizi e discriminazioni».
Va sottolineato che non è la prima volta che il Festival dell’Eccellenza al Femminile premia personaggi che sembrano avere davvero poco a che fare con la filosofia, la matematica e la scienza ma che, piuttosto, rientrano, in un determinato e inequivocabile alveo ideologico: pensiamo ad esempio al Premio Ipazia 2016, assegnato ad Emma Bonino, una delle principali artefici, come ben sappiamo, della legalizzazione dell’aborto in Italia, che si è sempre appuntata al petto, come una pseudo medaglia al merito civile, l’ aver praticato aborti clandestini con la pompa da bicicletta, evidentemente curandosi poco della salute delle donne sottoposte ad una simile procedura.
Ed ora ci risiamo, quest’anno tocca a quella che si presenta ormai come la “paladina dei diritti” che, convintamente, considera come uniche priorità per il nostro Paese massacrato dalla crisi economica, piuttosto, la legge contro l’omotransfobia, la legalizzazione delle droghe leggere, il matrimonio egualitario, l’omogenitorialità e la riforma delle adozioni. Viene da chiedersi in che cosa si sarebbe distinta, in che modo avrebbe favorito le donne, al punto da meritare un premio al Festival dell’Eccellenza Femminile, dato che, per esempio, si è detta più volte disposta ad aprire persino all’utero in affitto, la nuova odiosissima forma di schiavitù femminile e se si pensa che ultimamente si è anche sbracciata perché venisse approvata la sua proposta di inserire le quote Lgbt nelle giunte e nei governi.
Quindi il senso di questo premio, alla luce di tutto questo, davvero non si comprende e, anzi, risulta quasi uno schiaffo alle tante, tantissime donne presenti nel nostro Paese che dimostrano, ogni giorno di avere a cuore, con gesti quotidiani concreti e spesso eroici, Vita, Patria e Famiglia, tanto disprezzati dalla Cirinnà.
di Manuela Antonacci