Si è tenuto ieri, 12 marzo, il primo “Forum One of Us“, frutto dell’omonima iniziativa europea a difesa della vita sin dal concepimento e dunque mirata a far riconoscere l’embrione come “uno di noi”.
L’incontro, svoltosi a Parigi, ha visto la partecipazione di oltre 1.300 persone, rappresentanti di 31 associazioni pro-life di 18 Paesi della Federazione europea “One of Us“.
Tra gli italiani presenti, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, e il presidente onorario del Movimento per la Vita, Carlo Casini.
Accanto a loro, numerosi esponenti dei gruppi pro-life europei, come l’eurodeputato slovacco Miroslav Mikolasik e il francese Jean-Marie Le Mené, presidente della Fondazione Jérôme Lejeune.
Come riporta Actuall, il presidente di One of Us, lo spagnolo Jaime Mayor Oreja, già ministro dell’Interno ed eurodeputato, ha introdotto i lavori ricordando il motivo del Forum: «Vogliamo creare una corrente nuova d’opinione in Europa, perché la crisi attuale si trova innanzitutto nell’atteggiamento verso la persona umana. Occorre ricominciare dalla vita, senza scorciatoie».
Tra gli intervenuti, Katalin Novak, ministro della Famiglia dell’Ungheria, ha ricordato come la nuova Costituzione del suo Paese ha riconosciuto il diritto alla vita sin dal concepimento. Oltre a ciò, l’esecutivo di Orban ha promosso politiche di aiuto alle famiglie, favorendo così l’aumento del numero dei matrimoni e la diminuzione di divorzi ed aborti.
L’ex ministro della Giustizia spagnolo, Alberto Ruiz Gallardón – dimessosi dal governo Rajoy quando il presidente del consiglio si è rifiutato di portare avanti la riforma della legge sull’aborto – ha sottolineato che quella della difesa della vita è una battaglia progressista e moderna. Inoltre ha chiesto alla politica delle misure che tutelino davvero i diritti e la dignità della donna: il lavoro non può penalizzare la maternità.
Interessante pure la riflessione dello scrittore e politico francese Philippe de Villiers, che ha denunciato l’esistenza di poteri economici il cui obiettivo è la distruzione della famiglia in nome degli interessi di mercato.
È stato infine assegnato il primo premio “One of Us“. La vincitrice, Pattaramon Chanbua, è una giovane madre thailandese oppostasi alle clausole disumane di un contratto d’utero in affitto. Di due gemelli che portava in grembo, uno era affetto da sindrome di Down. La coppia australiana “commissionante”, però, ha voluto solo il figlio sano e ha chiesto di abortire quello malato. La donna però si è rifiutata e ha tenuto con sé Gammy, affetto da trisomia.
Al centro dell’incontro parigino, infatti, vi sono state pure le manovre nell’ombra delle potenti lobby internazionali che chiedono una liberalizzazione indiscriminata dell’utero in affitto, e le inquietanti proposte di alcuni “transumanisti”, finanziati dai potentati della Silicon Valley per portare avanti la “modifica dell’umano”.
Redazione