Super Patata, un’eroina dal nome che è, purtroppo, tutto un programma, è stata la protagonista di una lezione di italiano alquanto singolare. In una scuola media dell’istituto comprensivo “Bruno De Finetti”, a Fonte Laurentina, a Roma, una supplente che sostituisce l’insegnante di italiano in maternità ha mostrato alla classe un vecchio video satirico, in cui Carla Signoris, moglie di Crozza, interpreta una super eroina che sconfigge i malvagi alzando la gonna e mostrando il potere dei suoi organi genitali.
Tutto questo intercalato, durante la visione del video, dalla raccomandazione rivolta dalla docente ai ragazzi di “non farne parola coi genitori”. Subito dopo, com’era prevedibile, i ragazzini hanno cominciato a rivolgere domande esplicite alle loro compagne, di questo tenore: «Allora anche tu hai la super patata, me la fai vedere?». Ovviamente i genitori si sono ribellati a tutto questo e hanno inviato lettere di chiarimenti alla preside e richieste di incontri, anche perché a “Super Patata” è seguito pure «un video violento sul bullismo, con epilogo il suicidio di una giovane», secondo la denuncia di alcuni genitori. E soprattutto la professoressa, non contenta di aver suscitato smarrimento e scandalo con la sua discutibile eroina, subito dopo ha proposto un momento, che considerato il contesto, stentiamo a definire di “alta poesia”.
La prof, infatti, ha letto in classe un sonetto di Gioacchino Belli: “Er padre de li santi”, ovvero la lista di tutti i sinonimi con cui si può indicare l'organo maschile, chiudendo per di più la sua lezione così: «Non dite niente ai genitori, mi raccomando, che la prossima volta dopo il pene, vi racconto di come si declina “La madre de le Sante”.
Ovviamente si è scatenato – come abbiamo già accennato – tutto un vespaio di polemiche e proteste, acuite dalle testimonianze dei genitori che hanno visto i propri figli, soprattutto le bambine, tornare a casa piangendo e avendo addirittura paura di rientrare in classe. Proteste che sono state seguite da una presa di posizione di Pro Vita & Famiglia, che proprio ieri mattina – quando è stata divulgata la notizia – ha incontrato il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso e dallo stesso sottosegretario che ha avviato una serie di verifiche e chiesto chiarimenti.
Chiarimenti che sono e saranno d’obbligo, soprattutto per la Preside che, almeno finora – mentre scriviamo – è rimasta silente e non ha ancora concesso, a quanto è emerso, il confronto richiesto dai genitori. La docente, invece, ha avuto anche l’ardire di “giustificarsi”. «Non volevo nuocere al buon nome della scuola – ha affermato - studiavamo gli eroi dell'antica Grecia e il mio intento forse ingenuo era far vedere che dopo wonder woman non esistono eroine».
Una vera e propria – e anche mal riuscita – arrampicata sugli specchi, visto lo spettacolo degradante e pericoloso offerto ai ragazzi. Pericoloso, ovviamente, per le immagini e i messaggi così sessualmente espliciti; degradante, invece, nella visione che è stata data delle donne. Eppure proprio in nome della condanna contro ogni “mercificazione” del corpo della donna, ogni anno si festeggia l’8 marzo, stracciandosi le vesti contro il patriarcato e gli stereotipi di genere che qui ritroviamo alla grande, se tutto il valore del genere femminile è ridotto alla sua funzione sessuale. Non solo, questa immagine degradante della donna, trasmessa dalla docente, ha generato come un effetto domino, per emulazione, un atteggiamento irrispettoso dei compagni verso le compagne, che si sono scatenati nella domanda provocatoria che riprendeva il contenuto del video.
Con la mente, l’educazione e soprattutto la sensibilità dei ragazzi non si scherza e anche il sesso e le relazioni interpersonali sono una cosa seria. Questo caso così eclatante lo dimostra e se a scuola si ricevono degli “imprinting” disastrosi come questo, non è giusto poi che siano i genitori a dover raccogliere i cocci di pseudo lezioni di questo tipo.