19/03/2014

Impariamo dai prolife americani

I siti prolife americani, come National Right to Life News,
http://www.nationalrighttolifenews.org/news/2014/03/understanding-why-pro-abortionists-believe-they-are-winning-legal-battles-but-losing-the-larger-war/ hanno riportato con soddisfazione le considerazioni di una giornalista ed intellettuale abortista, Tara Culp – Ressler, che ha scritto un articolo dal titolo “Stiamo vincendo le battaglie legali sul diritto all’aborto, ma stiamo perdendo la guerra?“.

La Ressler sostiene che anche se i pro choice riescono a convincere i giudici a rovesciare una qualche legge prolife, da qualche parte ne spunta immediatamente un’altra. Per esempio parla delle leggi che – per il principio del consenso informato – obbligano all’ecografia prima dell’aborto (ecografia che a volte dissuade la donna dall’abortire quello che evidentemente non è un grumo di cellule). Un’altra legge che gli abortisti si crucciano di non riuscire ad abbattere è quella che obbliga le cliniche specializzate in IVG a essere  nel raggio di 30 miglia da un ospedale in grado di offrire assistenza in caso di complicazioni. Questa è una norma che tende a salvare la vita delle donne, ma ha costretto molti abortifici a chiudere. Altre norme che fanno indignare la signora Ressler sono quelle che vietano l’aborto a distanza, via web cam, con le varie pillole tipo RU486, come se anche queste non fossero dirette a tutelare la vita delle donne. Coerentemente con la mentalità mortifera che non sopporta di salvare neanche un bambino dall’aborto, la signora evidentemente denuncia come un attacco al diritto della donna alla “scelta” ogni regola che direttamente o indirettamente ponga ostacoli  all’aborto.

Intanto, però, le leggi prolife in America salvano vite.

Intanto però i prolife non perdono occasione per fare propaganda per la vita qui e là (gli Stati americani sono 51 e le leggi in materia di aborto possono essere diverse da Stato a Stato) ogni volta che ottengono una piccola vittoria... e la mentalità della gente, soprattutto dei giovani,  cambia.

Credo che i movimenti prolife italiani (sempre divisi da critiche e contese intestine) abbiano MOLTO da imparare dagli americani.

Francesca Romana Poleggi

Festini

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