È approdata lo scorso 19 novembre, in commissione Sanità, in Abruzzo, la proposta di legge avanzata da Fratelli d’Italia, che prevede la sepoltura per i feti abortiti, anziché la solita indegna fine tra i rifiuti speciali, ma è scoppiata subito la polemica.
L’opposizione politica e i collettivi femministi si sono scagliati con una certa forza contro i promotori della proposta di legge, tra i quali Guerino Testa, capogruppo di Fratelli d’Italia e i consiglieri regionali Mario Quaglieri che anche è anche presidente della commissione e Umberto D’Annuntiis sottosegretario alla presidenza della giunta regionale.
Ma qual è la pietra dello scandalo? A detta della capogruppo del Movimento 5 stelle, Sara Marcozzi, si starebbe utilizzando la politica per entrare nella vita privata degli abruzzesi e si starebbe persino rivelando una “completa assenza di attenzione verso i diritti delle donne”. Incalza Marcozzi: “Il progetto di legge sui bambini mai nati non è altro che il prosieguo di questa politica, che preferisce puntare il dito contro le donne abruzzesi piuttosto che aiutarle e sostenerle nei momenti di estrema fragilità”.
Non si comprende, però, in che modo la sepoltura di un feto possa ledere i “diritti” delle donne, dato che, peraltro, avviene ad aborto già eseguito e perché un bambino non nato non abbia nemmeno il diritto ad una degna sepoltura. Come al solito dietro la retorica dell’autodeterminazione si nasconde una mentalità che assomiglia molto alla legge del più forte, in cui per i più indifesi, quelli che neanche hanno la possibilità di parlare, in questo caso, non c’è scampo.
Eppure, al di là delle posizioni manifestate da certa politica, in questo caso, ci chiediamo se, al contrario, la possibilità di seppellire il proprio bambino mai nato, ad alcune mamme non possa essere invece, di conforto. Magari donne che si sono pentite del gesto o che comunque desiderano alleviare la sofferenza per un atto fatto, forse, in un momento di disperazione e solitudine e per le quali recarsi sulla tomba del proprio bambino portandogli almeno un fiore e magari instaurando con lui un intimo e soprannaturale dialogo, possa rappresentare un conforto.
Ma soprattutto perché, proprio in nome della libertà di scelta, non si lascia liberi di scegliere, veramente, tutti?