22/10/2021

Ricordiamo Giovanni Paolo II, il difensore dei mai nati

«Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati». Queste parole della Lettera Enciclica “Evangelium Vitae” di papa Giovanni Paolo II risuonano più che mai attuali ancora oggi, nel giorno in cui ricorre la memoria liturgica del santo polacco che, come molti sanno, era assai dedito alla difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale.

Nella citata Enciclica, il pontefice si chiedeva, infatti: «Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata? […] Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante».

Con ciò si vuole ribadire l’inestimabile preziosità della vita di ognuno, affinché nessuno sia discriminato. Eh sì, perché quando si parla di discriminazioni, non dovremmo mai dimenticare le tante vittime della cultura della morte, come tutti coloro a cui si dice che la morte sia il loro “migliore interesse” o tutti quelli la cui vita non è ritenuta degna d’essere vissuta e che, abbandonati, vengono fatti sentire “pesi inutili”. Le vittime della “cultura dello scarto”, direbbe oggi Papa Francesco.

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