Ne abbiamo già parlato più volte di quanto sia assurdo ritenere l’aborto “essenziale” o “urgente” persino in questo tempo di epidemia e abbiamo anche attivato una petizione per chiederne la ragionevole sospensione.
Continuiamo a riflettere sul tema grazie ad un articolo di Life News. «Il governatore Tom Wolf ha chiuso le scuole in Pennsylvania per il resto dell'anno accademico […] ma lascerà aperte le cliniche per l'aborto», leggiamo. Non è una novità che, mentre la vita dei bambini già nati viene giustamente tutelata, quella dei non nati sia ritenuta tranquillamente eliminabile. Sappiamo già che la società, così coinvolta nella lotta alle discriminazioni, troppo spesso ignora quelle ai danni dei più piccoli e indifesi per eccellenza.
Ma come si può ritenere l’eliminazione dei non nati un servizio “essenziale” e “urgente”? Tutte le procedure mediche elettive sono state rimandate, perché l’aborto no? Pare addirittura – da come leggiamo in un altro articolo di Life News - che lo stesso Wolf abbia messo il veto «su un disegno di legge per espandere le cure mediche nel suo stato», perché quest’ultimo includerebbe una restrizione della possibilità di abortire.
Insomma, chi ha bisogno di cure può aspettare, mentre l’aborto, che non cura proprio nessuno, resta un servizio da erogare regolarmente? Eliminare un bambino e mettere a rischio la salute di una donna mediante l’aborto sarebbe addirittura “urgente”, mentre chi soffre può tenersi la sua sofferenza finché non migliora la situazione dell’epidemia.
È ovvio che tutto ciò è assurdo, il bambino è visto come il nemico numero uno, come un pericolo, un ostacolo alla libertà femminile, quando l’aborto stesso mette in pericolo anche la donna che vi fa ricorso (ma guai a dirlo, nessuna campagna abortista fa menzione dei rischi di questa pratica).
E questa sarebbe la “tutela della donna”?
di Luca Scalise