04/02/2020

In Spagna «i figli non appartengono ai genitori», le parole choc del Ministro Celaà

«Non possiamo pensare in alcun modo che i figli appartengano ai genitori». Un’affermazione che sembra provenire dal passato, ovvero dalla propaganda su cui si sono sempre basati i peggiori regimi dittatoriali che vedevano nella manipolazione del sistema educativo, lo strumento principe per imporsi sulle nuove generazioni.

E, invece, questa affermazione proviene da Isabel Celaá, ministro dell’Istruzione dell’esecutivo spagnolo guidato dal socialista Pedro Sánchez. La Celaá ha pronunciato queste parole, durante una conferenza stampa in cui criticava l’adozione del «Pin parentale» da parte del governo della regione di Murcia per iniziativa del partito Vox. Il Pin parental è una sorta di consenso informato, di cui ci siamo già occupati che darebbe la possibilità ai genitori di autorizzare consapevolmente e per tempo, i propri figli a partecipare alle attività extracurricolari delle scuole, nel caso in cui il loro contenuto vada contro i loro principi morali, sottolineando la priorità educativa dei genitori sui figli, rispetto anche alla scuola stessa.

Eppure Celaà lo ritiene un male: «Il Pin parentale viola il diritto fondamentale e costituzionale dei bambini e dei giovani a essere educati e dunque non può essere accettato. Viola inoltre l’autonomia del centro educativo». Un messaggio deciso, forte e chiaro a cui le ha fatto da eco Irene Montero, ministro spagnolo per l’Uguaglianza, che ha fatto riferimento a “figli di genitori omofobi” che avrebbero «il diritto di essere educati al rispetto» (o “rieducati”? Ci chiediamo noi) e alla «possibilità di “amare chi vogliono”. Inoltre ha aggiunto anche che la decisione del governo della Múrcia comporterebbe «la rottura del patto contro la violenza di genere».

Siamo di fronte al solito “evergreen” dello sbandieramento dell’ipotetico intento nobile del contrasto alla violenza, per indorare la pillola e costringere, soprattutto i genitori ad accettare che ai loro figli vengano date in pasto informazioni che possono risultare invasive per la loro coscienza e la loro intimità. E’ strano però che ciò avvenga proprio all’indomani della decisione presa dallo stesso governo Sanchez contro la maternità surrogata. Nel programma di governo, infatti, nel capitolo dedicato alle Politiche Femminili, e in particolare al diritto alla maternità consapevole, nell’ultimo paragrafo viene condannato in modo deciso l’utero in affitto («los vientres de alquiler»).

«Lo sfruttamento riproduttivo – si legge – è vietato dalla nostra legislazione, in linea con le raccomandazioni del Parlamento europeo. Le pance in affitto minano i diritti delle donne, soprattutto di quelle più vulnerabili, mercificando i loro corpi e le loro funzioni riproduttive. E per questo, agiremo di fronte alle agenzie che offrono questa pratica sapendo che è vietato nel nostro paese».

Dunque viene da considerare quantomeno contraddittorio l’intervento della Celaà e l’endorsment della Montero, proprio alla luce del fatto che questo nuovo governo, in Spagna, sembra aver aperto, di fatto, su una questione così importante e frutto di un’aberrazione ideologica che vede proprio nel gender il suo fondamento, un fronte di divergenza rispetto alle posizioni dei progressisti europei.

 

di Manuela Antonacci

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