La Famiglia è colei che genera la vita, educa i figli alla vita, che assiste i malati e gli anziani anche nel fine Vita, che partecipa al lavoro e alla vita civile e testimonia in ogni suo atto la Vita eterna.
Con questo filo conduttore si terrà, il prossimo 8 febbraio a Chiusi, in provincia di Siena, l’incontro-testimonianza-dibattito sul tema “La Bellezza della Famiglia”. (QUI i dettagli del convegno). Sull’evento, Pro Vita & Famiglia ha intervistato monsignor Stefano Manetti, vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, tra i partecipanti all’evento.
Quale messaggio arriverà da questo incontro organizzato nel territorio della Sua Diocesi?
«Il messaggio è ben espresso nel tema dell’incontro: “la bellezza della famiglia”, due parole dense di significato. Intanto trasmettono un messaggio per certi aspetti contro corrente rispetto a una mentalità diffusa per cui la famiglia sarebbe passata di moda, almeno nella sua struttura naturale di uomo-donna-figli. “Bellezza” comprende in sé la dimensione della novità e della meraviglia riproponendo questa “antica istituzione” nella sua perenne giovinezza, con un rimando implicito alla sua sorgente, perché nel racconto biblico Dio vide che quanto aveva creato era cosa buona/bella (il termine ebraico ha entrambi i significati). Ed ecco l’essenza del messaggio: è giunto il tempo di restituire Dio alla famiglia. Essa non può rimanere troppo orfana di Dio. In Lui la famiglia ritrova pienamente se stessa e le risorse non solo per superare ogni difficoltà ma soprattutto per contemplare nel profondo lo splendore della propria bellezza»
Non solo l’impegno della Chiesa locale, ma anche la presenza di relatori importanti e laici. Il tema della difesa della famiglia è dunque trasversale nella società e perché è importante che sia così?
«Oltre che difendere la famiglia bisogna metterla nelle condizioni di testimoniare la sua bellezza. Il matrimonio indissolubile, al contrario di quanto può sembrare, è una necessità fortissima dell’essere umano. Egli è fatto per questo e non ostante la rivoluzione culturale del secolo scorso abbia scompigliato radicalmente la percezione della famiglia, è in atto nelle nuove generazioni una ricerca del vero e del bello che impressiona. Pertanto chi vive il matrimonio indissolubile contribuisce in modo significativo al bene comune. A tal proposito siamo ancora in attesa di politiche familiari serie, il cui ritardo è assolutamente incomprensibile».
Quali sono i passi ancora da fare, tanto come Chiesa quanto come società civile, per sensibilizzare sulla bellezza della famiglia e la sua tutela e di cui appunto si parlerà durante l'incontro di febbraio?
«Penso che il passo fondamentale da fare è mettere decisamente la famiglia al centro della politica. Le ragioni della Chiesa per questo sono note e, in certo senso, ovvie. Ma non dimentichiamo che la società civile ha necessità di promuovere e tutelare la famiglia perché essa, tra le altre cose, dà stabilità alla compagine sociale, favorisce lo sguardo positivo sul futuro, aumenta la natalità, crea ricchezza. La Chiesa può contribuire a sensibilizzare in questa direzione la politica mettendo la famiglia al centro della sua pastorale ».
di Salvatore Tropea