Il caso Simonetti è tutt’altro che chiuso. Se la provocatoria e scandalosa copertina, in cui l’influencer italo-tedesco si esibiva nei panni di un’improbabile Vergine Maria lgbt, aveva messo Riccardo Simonetti contro i cattolici europei, offesi dall’immagine blasfema, adesso il match è tra il Parlamento Europeo e Simonetti. In una nota, l’Europarlamento aveva dichiarato di «non sottoscrivere le opinioni personali, i post o gli articoli del signor Simonetti», aggiungendo che la sua carica di ambasciatore speciale LGBT* «non esiste» e che le performance del personaggio fanno semplicemente parte della «strategia di comunicazione» dell’emiciclo di Strasburgo.
A sbugiardare le cancellerie europee, che si sono affrettate a prendere le distanze, è stato però lo stesso Simonetti, che, in una sua storia su Instagram, ha ribadito di essere stato nominato «ambasciatore LGBT* del Parlamento Europeo» nel febbraio 2021. «Quando dei rappresentati degli uffici del Parlamento Europeo di Berlino e di Monaco mi approcciarono nel 2020 io mi sentii onorato ma anche esitante», scrive il fashion-blogger italo tedesco.
Simonetti afferma di aver inizialmente resistito alla proposta, poiché riteneva che «portare avanti il cambiamento» sarebbe stato «effettivamente impossibile», in considerazione del fatto che «un certo numero di stati membri stava facendo marcia indietro sui diritti LGBTQ*». Un successivo colloquio con i suddetti «rappresentanti» aveva successivamente «convinto» Simonetti, in ragione della «piattaforma per sostenere la tolleranza e l’inclusione» che il Parlamento Europeo gli avrebbe messo a disposizione. Nello specifico l’ambasciatore speciale LGBT* menziona «un incontro con i membri dell’intergruppo LGBTI* del Parlamento Europeo e con il vice presidente del Parlamento, Katharina Barley».
Smentendo alcuni «politici di destra», secondo i quali l’incarico di «LGBTI* Goodwill Ambassador of the European Parliament» non sarebbe «mai esistito», Simonetti cita e posta la foto di un «comunicato stampa ufficiale dell’ufficio tedesco del Parlamento Europeo», che, proprio nel febbraio 2021, riferisce di averlo «nominato per quella precisa posizione».
Dichiarandosi «confuso da tutto questo» e «soprattutto deluso», il blogger, poi dichiara: «Non so quali problemi di comunicazione tra i diversi uffici del Parlamento Europeo abbiano prodotto questo risultato, ma non posso continuare a supportare il Parlamento Europeo come Ambasciatore». Simonetti si era detto «orgoglioso di questa collaborazione volontaria», per mezzo della quale contava di poter portare avanti un «cambiamento reale».
«Purtroppo, però i nostri progetti non erano così prioritari come mi era stato fatto credere. Naturalmente continuerò a difendere i diritti Queer all’interno dell’Unione Europea. Tutta questa vicenda dimostra che la lotta contro la discriminazione è più urgente che mai», conclude l’ambasciatore speciale LGBT*.
Questo imprevedibile giallo a sfondo arcobaleno si infittisce: c’è da scommettere che ne sentiremo parlare ancora a lungo.