Il numero si riferisce alla disparità di numero tra maschi e femmine nell’ultimo censimento. Nelle parrocchie di Mumbai si sono accese 37 milioni di candele
Parte il 27 gennaio la campagna “37 milioni di luci”, voluta dall’arcidiocesi di Mumbai per sensibilizzare la comunità su tutte le forme di violenza contro le donne: aborti selettivi, feticidi femminili, omicidi per dote, stupri, mortalità materna e infantile. Ll’India celebra la sua 63esima Festa della repubblica, e tra la popolazione è ancora vivo il dibattito sul ruolo della donna, ripreso dopo lo stupro di gruppo di New Delhi ai danni di una ragazza di 23 anni avvenuto nel dicembre scorso.
L’iniziativa dell’arcidiocesi, scrive l’agenzia missionaria AsiaNews, si inserisce in questo contesto, per ribadire la posizione assunta dalla Chiesa sin dall’inizio della vicenda. Il nome fa riferimento a dati dell’ultimo censimento nazionale (Census 2011), secondo il quale la differenza tra uomini e donne nella popolazione è di 37 milioni. Per questo, nella serata del 27 gennaio in modo simbolico le parrocchie dell’arcidiocesi hanno acceso (in totale) 37 milioni di lampade e candele.
Padre Anthony Charanghat, direttore del settimanale dell’arcidiocesi The Examiner, spiega ad AsiaNews: “In India la violenza sessuale contro le donne è antica e diffusa come il patriarcato. Crimini come lo stupro, gli omicidi per dote, gli attacchi con acido, i delitti d’onore, matrimoni con bambine e traffico umano sono all’ordine del giorno. La violenza senza senso e la brutalità maniacale inflitte alla vittima [di New Delhi, ndr] hanno scosso la coscienza di molti cittadini della media borghesia, che considerano l’uguaglianza di genere importante quanto la lotta contro la povertà”. Tuttavia, “questo movimento deve andare avanti fino a che non sarà fatta giustizia per tutte le nostre figlie e sorelle che sono state violate”.
Secondo il sacerdote, la protesta e l’indignazione dinanzi a crimini del genere “devono tradursi in azioni ragionate”, non impulsive. Anziché “invocare pene draconiane o la morte per chi compie uno stupro”, più di ogni altra cosa “serve un cambiamento di mentalità raggiungibile attraverso un’educazione spirituale e sessuale, nel rispetto della dignità e della sacralità dell’essere umano”.
Nel suo messaggio per la Festa della repubblica indiana, anche la Conferenza episcopale (Cbci) è tornata sul tema della violenza contro le donne. I vescovi ribadiscono che “le violenze contro donne e bambini – non solo gli stupri, ma tutti i casi di feticidi e infanticidi femminili, molestie, rapimenti, delitti d’onore e per dote – sbricioleranno i pilastri della società e della nazione, fermando il cammino verso la pace e la prosperità”. Per sconfiggere queste piaghe, la Cbci ribadisce l’importanza della “formazione totale della persona, a cui devono contribuire genitori, insegnanti, anziani, leader spirituali e autorità”, e l’inutilità di “provvedimenti disumanizzanti come la pena di morte o la castrazione chimica”. Il desiderio di vendetta “deve lasciare il posto al perdono”, ricordando che “la vita umana è dono prezioso di Dio, che nessuno ha il diritto di portare via”.
Fonte: Vatican Insider