Al Parlamento Europeo lo scorso 13 aprile si è tenuta una conferenza patrocinata dal Gruppo di Lavoro sulla Bioetica del PPE e dal network Human Dignity & the European Ideas: “Aspetti medico – legali ed etici dell’infanticidio neonatale”.
Il tragico fenomeno è purtroppo diffuso, ma se ne parla poco. L’abbiamo più volte denunciato: perfino il Consiglio d’Europa e la CEDU (deputati alla tutela dei diritti umani) hanno glissato vigliaccamente sulla questione (qui si può scaricare il rapporto che era stato presentato a suo tempo).
I relatori – l’avvocatessa presso la Corte di Strasburgo Claire de La Hougue e il dottor Grégor Puppinck, direttore dell’European Centre for Law and Justice (ECLJ) – hanno pubblicato sulla francese Revue générale de droit médical uno studio accademico sull’infanticidio susseguente l’aborto tardivo mal riuscito (vedi qui). Hanno raccolto dati, pareri legali, testimonianze e persino oltre 220.000 firme di supporto a una petizione. E al Parlamento UE hanno mostrato il video delle testimonianze di medici, ostetriche e personale sanitario che ha assistito all’agonia di questi poveri innocenti.
Puppinck ha rilevato che, proseguendo di questo passo, prima o poi si arriverà a legittimare l’infanticidio tout court. Se infatti, come avviene in molti Paesi europei, si consente l’aborto anche oltre la ventesima settimana di gravidanza, quando cioè il bambino è già in grado di respirare e sopravvivere fuori dal grembo materno, perché mai dovrebbe essere vietata l’uccisione dei neonati? È il ragionamento, angosciante, ma tremendamente logico, di diversi medici ormai... E di un “luminare” di fama mondiale come Peter Singer.
La questione, in ultima analisi, è sempre una: il concepito è o no un essere umano? Si tratta o no di una persona? Chi ritiene sia solo un “grumo di cellule” quando pensa si possa “trasformare” in un appartenente alla “razza umana”? E per quale motivo? A queste ultime due domande finora non sono mai arrivate risposte soddisfacenti e di buon senso.
È chiaro che il bambino sopravvissuto ad un aborto tardivo viene ucciso ed eliminato attraverso l’eutanasia o abbandonandolo a se stesso nell’attesa che sopraggiunga la morte. Sarebbe questa l’Europa dei diritti di cui parlano i nostri uomini di potere? E se un bambino può respirare e vivere autonomamente non stiamo parlando forse di infanticidio vero e proprio? Solo l’ipocrisia dominante può occultarne il nome vero.
Di fronte a tale tragica realtà, la ECLJ chiede pertanto al Parlamento europeo di investigare sulla situazione dei bambini rimasti vivi dopo un aborto tardivo (mal riuscito); di riaffermare che tutti gli esseri umani nati vivi hanno il diritto alla vita e ad essere accuditi, senza alcuna discriminazione derivante dal tipo di nascita; infine di spronare gli Stati membri a riconsiderare la loro legislazione abortista, tenendo presente la soglia di sopravvivenza dei bambini non ancora nati.
Sembra incredibile, ma nel XXI secolo stiamo ancora a parlare, nel nostro “civilizzatissimo” mondo occidentale, dello spartano Monte Taigeto e della romana Rupe Tarpea. La differenza sta solo nell’apparenza, tanto cara a noi europei falsi e politicamente corretti.
Federico Catani