La Svizzera accelera sul cambio di sesso. Dal primo gennaio basta infatti presentarsi in comune con un’autodichiarazione, senza nemmeno un certificato medico che attesti eventuali terapie ormonali o altra valutazione medica, e sarà così sufficiente avere più di 16 anni, dichiararsi del sesso opposto e pagare 75 franchi.
Il Paese, segue così a ruota Irlanda, Belgio, Portogallo e Norvegia, decidendo di consentire alle persone di cambiare, a livello burocratico, il genere “d’elezione”, senza che ci sia alcuna necessaria corrispondenza biologica.
Un cambiamento non da poco, considerato che le condizioni previste fino ad ora, in Svizzera, richiedevano che ci fosse un certificato di un medico che confermasse la “transizione” in atto. In alcuni cantoni, invece, è necessario che prima la persona interessata dimostri di aver già subìto una transizione fisica per cambiare legalmente il genere. Per il cambio del nome, invece, è sufficiente dimostrare che il nuovo nome è già usato da parecchio tempo. Insomma, una sorta di “così è se vi pare”.
In realtà, la legge era stata già approvata nell’ ottobre del 2020, ma è entrata in vigore con l’inizio del nuovo anno ed è rivolta a tutti coloro che hanno “la convinzione intima di non appartenere al sesso con cui sono stati iscritti all’ufficio dello stato civile”, come ha sottolineato un portavoce del governo.
Ovviamente la stampa tutta presenta questa novità come un grande passo avanti nell’affermazione dei diritti delle persone LGBTQ, una grande conquista di libertà, ma sappiamo benissimo che è l’ennesima “consacrazione” a livello burocratico di un modo di intendere la corporeità che non esiste, se non come tirannia dell’ideologia del pensiero unico.