La senatrice Lavinia Mennuni - travolta dalle polemiche dopo un’intervista rilasciata in televisione in cui parlava della necessità per i giovani di pensare anche ad un futuro familiare, e alla maternità come aspirazione di una donna (LEGGI QUI cosa è successo) – ribadisce ora ai microfoni di Pro Vita & Famiglia la sua verità e le sue convinzioni, spiegando effettivamente quelle che dovrebbero essere, secondo il suo punto di vista, le priorità di questo Paese e delle nuove generazioni.
Senatrice, è scoppiato un caso dopo le sue parole. Ci ripete cosa ha detto esattamente?
«In una lunga intervista, da cui è stato estrapolato solo un piccolo pezzo, ho semplicemente detto che è fondamentale che paternità e maternità siano promossi in ogni modo sia dal punto di vista economico che dal punto di vista culturale. Purtroppo oggi i giovani vivono in una situazione precaria e sono preda di una visione della vita non corretta, che privilegia solo l’aspetto professionale a scapito di quello familiare. Il nostro impegno deve essere quello di far conciliare la progettualità di una vita professionale con l'importante aspetto di voler costituire una famiglia ed arricchirla con dei figli. Ad esempio io fin da giovanissima sapevo che avrei voluto fare politica, sono avvocato ma ho anche tre figli. Le donne devono essere poste nelle condizioni di essere lavoratrici e madri così come i ragazzi. Deve essere data loro questa possibilità sin da giovanissimi, questo ho detto: ovvero che i giovani uomini e le giovani donne devono poter progettare la propria vita in ambito familiare e professionale».
Come si fa a far tornare "cool" maternità e paternità?
«Ci deve essere un’azione di tipo concreto: come governo noi già adesso abbiamo previsto mutui agevolati, l’assegno familiare ma essendo questa una situazione di emergenza con soli 393 mila nati in Italia si deve fare di più. La nostra manovra oggi, definita lacrime e sangue, ha dato 1 miliardo per la famiglia con impegni come l’assegno unico. Un traguardo sì, ma credo che si debba fare di più. Continuerò a dirlo: pur in una fase di guerra, postpandemica, quella della battaglia contro la denatalità deve essere una battaglia su cui si deve investire di più. Appunto anche culturalmente. Gli stessi genitori devono parlare con i ragazzi: occorre dire loro che esiste l’ambizione professionale, che possono fare cose straordinarie, ma tutto questo non deve essere in contrapposizione con l’essere genitore. Questo grande lavoro culturale di dialogo con i ragazzi deve avvenire anche dalle associazioni, dalle istituzioni. Bisogna rendere tutto questo “cool”, attraente, possibile, insieme».
Fondamentali il ruolo della madre come quello del padre che, insieme, completano l’importante immagine della famiglia che è desiderio naturale, fisiologico, un completamento, felicità.
«Nell’intervista ho fatto l’esempio di come ad agosto era mio marito che portava per alcune ore i miei bambini al mare, era lui a fare questo compito lasciando a me il tempo e dunque l’opportunità di completare il lavoro e gli studi che stavo facendo. Dobbiamo far sì che si senta nuovamente questo senso di comunità e responsabilità. La famiglia, con i figli, è sì un completamento della vita e dà gioia. Oltre all’elemento naturale, credo si debba porre l’accento sul senso di responsabilità che vorrei fosse percepito dai ragazzi. È vero che sulle loro spalle vi è il fardello della denatalità per questo istituzioni, associazioni, comunità, devono provvedere, insieme, a dare forte sostegno».
A livello culturale come si può intervenire?
«Io stessa, ad esempio, avevo chiesto che in Rai fossero previsti più programmi che parlano di vita e famiglia. In questo inverno demografico italiano, come non lo si è mai visto, ci dovrebbe essere una comunità di intenti, trasversale politicamene parlando, che arrivi all’obiettivo di rinforzare i nostri giovani e metterli nelle condizioni di avere figli. Invece la levata di scudi dei partiti politici di opposizione non va in questa direzione. Eppure ho incontrato molti cittadini dichiaratamente di centro sinistra che mi hanno dimostrato solidarietà e che sono rimasti stupiti della scarsa attenzione a questa fondamentale, direi vitale esigenza. Direi a chi svolge attività politica: bando alle ciance e tutti al lavoro per il futuro dell’Italia e degli italiani»