Alessandro Villa ha cortesemente risposto ad alcune nostre domande.
- Commovente, il testo di questo brano: la mancanza del padre è una ferita profonda, molto diffusa tra i giovani d'oggi. Da dove viene il dolore a cui ha saputo dare voce?
Innanzitutto, grazie per i complimenti: in realtà, quando scrissi il testo di “IO SONO QUI”, non avevo alcuna aspettativa perché, come per tutti gli altri che ho attualmente all'attivo, tutto nasce dal cuore per il mio bisogno di esternare ciò che provo. Per quel che riguarda questo brano, il testo non mi riguarda in prima persona perché io ho una mamma ed un papà presenti e non mi fanno mai mancare niente nonostante i crucci legati alla mia disabilità fisio-visiva che mi portano spesso a desiderare una vita migliore che, forse, non avrò mai.
Ma tante volte mi è capitato di incrociare lungo il mio percorso persone che l’assenza di un padre l’hanno vissuta sulla propria pelle pagandone care le conseguenze.
Ricordo ancora quella volta che, dopo aver letto su internet cosa aveva passato anni fa il figlio di un noto calciatore, decisi di mettermi sulle sue tracce per proporgli la collaborazione ad un progetto (che poi non siamo mai riusciti a portare alla luce) perché desideravo a tutti i costi che il suo nome fosse associato a qualcosa di positivo e non solo alle tristi vicende che, in passato, lo hanno portato sulla via sbagliata.
Mi imbattei nella piacevole conoscenza di sua mamma (un grande esempio di donna che, nonostante le sofferenze e gli ingenui “errori di gioventù”, ha saputo rialzarsi e crescere alla grande i suoi figli) che, dopo avergli spiegato il mio progetto, mi disse di non fare mai menzione del padre a suo figlio perché la ferita era ancora aperta…
Poi ecco che, più tardi, questo ragazzo mi chiama, parliamo e, parlandomi di Gesù in un modo così delicato e piacevole da ascoltare e lasciar dilagare dentro di sé, stava aiutando (e anche tanto) me proprio nel momento stesso nel quale io mi sono sentito in dovere di fare qualcosa per lui. Se è vero che in coppia i due genitori possono litigare e separarsi, questo non li sottrae dalle responsabilità di paternità e maternità perché i figli, quando li metti al mondo, restano tuoi per sempre… e oserei dire… tali restano anche quando non li riconosci perché sono sangue del tuo sangue.
Dopo la telefonata sono andato un po' in conflitto emozionale perché ero contento per aver sentito il ragazzo ma ero anche triste perché volevo fare qualcosa per lui per ripagarlo delle belle parole che mi aveva detto e, così, successivamente mi venne in mente il testo del brano che, ora che è disponibile su tutti gli store’s digitali distribuito da Italian Way Music, in cuor mio, ho voluto dedicare a lui anche se, guardandomi indietro, sono molte le immagini di ricordi e di momenti condivisi con chi la parola Papà non l’ha mai potuta pronunciare col sorriso o, se lo ha potuto fare, è stato solo una volta diventato adulto.
- Quali sono gli ostacoli che ha l'uomo oggi nel sentirsi realizzato come uomo e come padre?
Mah: io, per esempio, non potrò mai essere padre a causa della mia disabilità che mi ha sempre impedito di avere delle relazioni sentimentali. Un po' anche perché ho rifiutato questa mia parte che mi ha sempre fatto sentire sbagliato più che diverso.
In una situazione “normale”, credo che una persona possa sentirsi fallita come uomo e come padre quando vorrebbe dare tutto l’amore possibile ed immaginabile ai propri figli e malgrado lo voglia non lo può fare, vuoi perché si è separato dalla loro madre, vuoi perché, anche se fa ancora legalmente parte della famiglia che si è costruito, il lavoro lo porta spesso a stare lontano da casa, vuoi perché la moglie o i figli stessi frequentano brutte compagnie che li portano sulla cattiva strada... In certi casi un padre ha un dolore massacrante dentro di sé che forse solo il buon Dio potrà alleviare alla fine dei suoi giorni sulla terra.
- Alcuni sostengono che la "uccisione" culturale del padre, iniziata nel '68 oggi si sia compiuta con un tentativo abbastanza riuscito di evirare completamente il maschio. Cosa ne pensa?
Penso semplicemente che se siamo nati da una mamma ed un papà è perché è così che funziona la procreazione naturale… poi, beh, certo: pur non potendo io puntare il dito contro nessuno sia per il fatto che ritengo il giudizio una brutta cosa, sia perché facendo io parte di una categoria già discriminata di suo, non mi verrebbe mai in mente di condannare le scelte altrui, pur restando dell’idea che 1+1 non fa né 3, né 11 e così via, motivo per il quale, rinnegare il valore di una determinata figura o sostituirla con una diversa, magari non farà mancare l’amore dato o da dare, però mamma e papà sono mamma e papà non perché lo dice/decide una legge ma perché il corso della natura ha creato l’uomo e la donna predisponendoli rispettivamente di specifici apparati riproduttivi.
L’amore di un padre è e resta di un padre come lo stesso vale per quello di una madre, diversi nel proprio essere.