06/12/2013

Istituzioni e LGBT: un’alleanza inedita e pericolosa

Nel giro di un anno (Novembre 2012-Novembre 2013) è divenuta realtà quello che non avremmo creduto possibile. Il Governo Monti (col ministro del Lavoro Fornero) prima, e quello Letta poi (col ministro dell’Istruzione Carrozza), hanno consentito l’istituzionalizzazione della teoria del Gender e l’avvio del conseguente indottrinamento di operatori dei mass-media, insegnanti, alunni e studenti, dipendenti pubblici, carcerati. Il tutto senza dimenticare la creazione di un sistema di polizia (OSCAD) che, oltre a raccogliere denunce anche anonime, si occupa di monitorare stampa, TV e web ad uso e consumo di una minoranza controversa per l’ideologia che ne sta alla base (i gruppi LGBT). Si tratta di una minoranza però rumorosa e violenta, che vuole impedire di parlare a tutti coloro che difendono la famiglia naturale fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. I casi di intolleranza dei sedicenti “discriminati” sono sempre più numerosi (Verona, Casale Monferrato, Milano, Ravenna, Torino…) al punto che ogni manifestazione, seminario o iniziativa pubblica del popolo pro-family deve essere presidiato e difeso dalle Forze dell’Ordine e dalla Digos.
La storia ha inizio il 20.11.12 con un decreto atto a istituire un Gruppo di Lavoro Nazionale che ospita 29 rappresentanti di associazioni LGBT e un tavolo interistituzionale con i rappresentanti dei vari ministeri. Dal predetto consesso vengono scientemente esclusi i rappresentanti delle associazioni familiari, dei docenti e dei genitori, nonostante l’educazione sessuale dei figli/allievi costituisca il tema centrale della discussione. Questo fatto risulta a maggior ragione inconcepibile se si considera che contemporaneamente (22/11/12) il Ministero dell’Istruzione approva un documento dal titolo eloquente: “Patto di corresponsabilità educativa tra genitori e scuola”.
L’anzidetto Gruppo di Lavoro Nazionale ha lo scopo di redigere una Strategia Nazionale contro le discriminazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere per rispondere a una raccomandazione del Consiglio d’Europa. A fine Aprile 2013 partorirà il documento conclusivo, ma un mese prima produrrà un significativo atto in risposta a un questionario che lo stesso Consiglio d’Europa aveva inviato ai Paesi membri.

Si riportano qui di seguito i contenuti, l’analisi tecnica, i rilievi ai due documenti. Invitiamo pertanto il lettore a un’attenta lettura critica dei provvedimenti che, pur non avendo a tuttoggi ricevuto approvazione formale del Parlamento, producono i nefasti effetti soprattutto in ambito scolastico nei confronti di bambini e minori. Inutile aggiungere che, l’eventuale approvazione di una legge sull’omofobia, aggraverebbe il quadro generale di dittatura di una minoranza controversa quale quella LGBT.

La presente disamina si conclude con la richiesta di ritiro immediato del documento di Strategia Nazionale e il coinvolgimento di genitori e docenti nel rispetto del “Patto di corresponsabilità educativa tra genitori e scuola”.

Commenti alle: Risposte al Questionario sull’applicazione della Raccomandazione CM/REC(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulle misure dirette a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere. (Marzo 2013-Gruppo di Lavoro Nazionale))

Il succitato documento è stato ultimato nel Marzo 2013, circa un mese prima che vedesse la luce la “Strategia nazionale …” del 29.04.13, e consente di affermare che:

1) L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali facente parte del Dipartimento per le Pari Opportunità) collabora strettamente con l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori istituito presso la Direzione Centrale Polizia Criminale del Ministero degli Interni) per la segnalazione e la trattazione dei casi di discriminazione, tra cui quelli di omofobia e trans fobia. E’ stato sottoscritto tra i due uffici un protocollo d’intesa il 07.04.11.

2) L’OSCAD tra i propri compiti ha quello di ricevere, raccogliere e analizzare le segnalazioni di atti discriminatori legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere che vengono segnalati – anche da fonte anonima – all’apposito indirizzo di posta elettronica o ai fax dedicati. Ha inoltre il compito di attivare tempestivamente sul territorio interventi delle Forze di Polizia. Effettua momenti di consultazione con le associazioni LGBT. “Rettifica” la modulistica che crea discriminazioni.

3) Sia il Contact Center UNAR (col n° verde 800 90 10 10 e il sito www.unar.it), sia la e-mail [email protected] e i fax dedicati dell’OSCAD costituiscono strumenti per le vittime o i testimoni per l’eventuale denuncia di crimini d’odio ai danni delle persone LGBT.
L’istituzione dell’OSCAD consente a chiunque, anche in forma anonima, di inviare segnalazioni di atti discriminatori. Sarà a cura dell’OSCAD l’attivazione delle Forze dell’Ordine ai fini di un intervento tempestivo. L’UNAR provvede anche al monitoraggio sistematico dei massmedia e del web. Un vero e proprio stato di polizia che giungerà a completamento con l’approvazione della legge sull’omofobia.

4) La formazione specifica in ambito LGBT delle Forze dell’Ordine (Polizia e Carabinieri) è parte integrante del protocollo d’intesa di cui al punto 1 ed ha avuto luogo nel 2012, essendo altresì prevista per il 2013.

5) In ambito scolastico il documento richiama l’esistenza del numero verde nazionale attivato dal MIUR (800669696) per l’ascolto e la consulenza in caso di violenza e intolleranza. E’ inoltre richiamato il “Patto educativo di corresponsabilità” tra scuola, famiglie e studenti, unicamente per rammentare ai genitori che, in virtù del patto medesimo, risponderanno in prima persona dell’operato violento dei propri figli.

6) Lo stesso documento afferma che le discriminazioni sull’orientamento sessuale risultano superate : Per quanto attiene alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender, infatti, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, con sentenza C-13/94 del 30 aprile 1996 ha riconosciuto che si applicano le disposizioni introdotte dalla Direttiva 1976/207/CE relativa alla parità tra uomo e donna (recepita in Italia con la Legge 9 dicembre 1977, n. 903, in seguito modificata e integrata dalla Legge 125 del 10 aprile 1991). Pertanto il campo d’applicazione del principio della parità di trattamento tra uomini e donne deve considerarsi esteso anche alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender.

7) Anche in ambiente di lavoro il documento riconosce che è già stata ampliata la tutela a tutte le forme di discriminazione: Si intende segnalare l’innovazione introdotta con la legge del 4 novembre 2010, n. 183, (c.d. Collegato lavoro) che ha istituito i Comitati unici di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (CUG), nell’ambito del contrasto delle diverse forme di discriminazione nell’ambito lavorativo del settore pubblico.
L’art. 21 del “Collegato lavoro” ha introdotto questo organismo che raccoglie le competenze precedentemente attribuite in forma distinta ai Comitati per le pari opportunità ed ai Comitati paritetici sul mobbing, previsti dai contratti collettivi. Tale previsione amplia la tutela a tutte le forme di discriminazione, in quanto è compito delle pubbliche amministrazioni garantire “parità e pari opportunità tra uomini e donne e l’assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa al genere, all’età, all’orientamento sessuale, alla razza, all’origine etnica, alla disabilità, alla religione o alla lingua, nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul lavoro”.

Commenti al documento: “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” (approvato dal Dipartimento delle Pari Opportunità il 29.04.13)

Di seguito si indicheranno le ragioni tecniche e di contenuto per le quali il suddetto documento è di inaudita gravità, contraddittorio nonché irrispettoso del Popolo italiano e delle Istituzioni che lo rappresentano.

1. Il documento in esame non è stato sottoposto in alcun modo a un voto del Parlamento ai fini della sua approvazione;
2. Il documento è stato adottato quando il Governo Monti era dimissionario da oramai 4 mesi e poteva gestire solo l’ordinaria amministrazione;
3. Il Governo Monti era di natura squisitamente tecnica e non aveva altri compiti se non quello di traghettare l’Italia fuori dalla crisi economica;
4. Proprio in virtù del punto precedente, il Dicastero delle Pari Opportunità era stato cancellato ed affidato come Dipartimento in delega al Ministero del Lavoro;
5. Infine il Governo politico precedente aveva deliberatamente ritenuto di non dovere/volere assumere alcun provvedimento per recepire la Raccomandazione del Consiglio Europeo del 31.03.2010.
Venendo invece ai contenuti, si elencano le molteplici ragioni per cui il documento deve essere immediatamente dichiarato privo di valore e ritirato:

1) GENITORI ESCLUSI. L’educazione sessuale dei figli compete ai genitori e può essere in parte demandata ai docenti solo previo consenso dei primi. Questo principio costituzionale, riconosciuto anche dai documenti di raccomandazione della UE, è ribadito anche all’interno del vigente documento di “Strategia Nazionale...” (approvato il 29.04.13) che a pag. 15 recita: “...Risulta peraltro irrinunciabile la partnership educativa tra famiglia e scuola...”. Inutile dire che il principio è stato del tutto disatteso: nessun gruppo/associazione familiare è stato infatti invitato a far parte del gruppo di lavoro (GdL) per la stesura dello stesso (vedi decreto di costituzione del GdL del 20.11.12).

2) DOCENTI ESCLUSI MA INDOTTRINATI. Oltre alla prima agenzia educativa (la famiglia) è stata esclusa anche la seconda (la scuola). Nella stesura del succitato documento di “Strategia Nazionale...” non sono state interpellate nemmeno le associazioni professionali dei docenti che hanno invero costituito il target dell’operazione di indottrinamento ideologico (che – secondo il documento – “spazia dalla scuola materna fino all’università della terza età”.

3) IDEOLOGIA ANZICHE’ SCIENZA. Chi volesse approfondirne origine e storia dell’ideologia del Gender può leggere la storia del padre nobile (Kinsey): un entomologo (studioso d’insetti) che si dilettò a studiare la sessualità umana in particolari categorie di persone provenienti da carceri e scuole a rischio. L’entomologo pervenne alla conclusione che la sessualità è una realtà che presenta due estremi, l’omosessualità e l’eterosessualità, mentre il punto medio – che dunque rappresenta la normalità nell’individuo – è la bisessualità.

4) LGBT IN CATTEDRA. Una volta esclusi i genitori e i docenti dei ragazzi, sono di converso state invitate a far parte del GdL esclusivamente 29 associazioni LGBT che rappresentano una sparuta minoranza della società. Realtà che altro non sono se non l’espressione di un’ideologia (quella del Gender) priva di una vera base scientifica. Siamo pertanto di fronte al più classico esempio di “dittatura della minoranza” che impone un indottrinamento acritico e generale della società tutta, senza che questa possa neanche esprimersi a riguardo.

5) CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA DEI GENITORI CALPESTATA. Negli stessi giorni (20.11.12) in cui al Dipartimento delle Pari Opportunità (DPO) costituiva il GdL con 29 associazioni LGBT, con sprezzo del ridicolo il Ministero dell’Istruzione (MIUR) diramava (22.11.12) le “Linee di Indirizzo sulla Partecipazione dei Genitori e Corresponsabilità Educativa”. Che il MIUR fosse a conoscenza dell’operato del DPO, ne è prova il fatto che lo stesso MIUR faceva parte del Tavolo di Coordinamento Interistituzionale appositamente attivato per la stesura della “Strategia Nazionale...”.

6) EFFETTI PERVERSI DELLA STRATEGIA NAZIONALE. Il documento di “Strategia Nazionale...” approvato dal DPO il 29.04.13, peraltro mai avallato da un voto del Parlamento, è dunque stato elaborato in assenza di rappresentanti delle due agenzie educative riconosciute dalla società (Famiglia e Scuola). I suoi nefasti effetti non hanno però tardato a farsi sentire sul territorio con l’attivazione di corsi sull’ideologia Gender per docenti (Liceo Gritti di Mestre) con indottrinamento di alunni/studenti; attraverso la circolazione di libretti ideologici (Piccolo Uovo; Il segreto di mio papà ...); grazie alle rappresentazioni teatrali per scuole medie (Torino) etc. Il documento prevede anche l’accreditamento di associazioni LGBT ai fini della formazione nelle scuole.

7) FINANZIAMENTI OCCULTI. Nonostante tutti i punti di cui sopra e la cronica carenza di fondi per le attività della scuola, nelle maglie dell’ultimo decreto scuola, convertito nel Novembre u.s. in legge, è stato surrettiziamente allocato un finanziamento di 10 milioni di euro per supportare anche l’indottrinamento dei docenti sull’ideologia del Gender. Il contribuente ignaro si troverà pertanto a dover pagare l’indottrinamento dei propri figli in materia di “educazione alla sessualità” da parte di chi possiede idee del tutto originali ed opinabili dai punti di vista biologico, sociale ed etico.

8) ANACUSIA ISTITUZIONALE. Nonostante le allarmanti preoccupazioni sull’argomento, manifestate con lettera del FORAGS (Forum Regionale Genitori Scuola) lombardo al direttore regionale (15.04.13) e del FONAGS (Forum Nazionale Genitori Scuola) al Ministro Carrozza (12.11.13), non è stato ancora dimostrata attenzione istituzionale alla delicata questione.
A fronte dei punti di cui sopra si richiedono sulla questione “educazione alla sessualità”
i seguenti interventi con urgenza:

1) Il ritiro immediato del documento “Strategia Nazionale...” e la cancellazione di tutti i suoi effetti
2) l’attivazione di un panel scientifico ”bilanciato” che affronti la questione del reale fondamento scientifico dell’ideologia del Gender
3) in seconda battuta l’attivazione di un GdL delle associazioni familiari e del FONAGS
4) contestualmente un GdL delle associazioni più rappresentative dei docenti
5) un GdL misto genitori-docenti che consenta l’interattività tra le due agenzie educative
6) presentazione finale dei risultati dei lavori svolti.

di Vittorio Lodolo D’Oria
Portavoce Famiglie Numerose Cattoliche

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