Il Senato degli Stati Uniti ha confermato la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema.
Hanno dato parere favorevole 50 senatori contro 48. Un solo voto contrario in campo repubblicano: quello della senatrice Murkowski mentre, a sorpresa, il senatore democratico Joe Manchin, ha votato a favore.
Il voto è stato spesso interrotto dagli urli dei manifestanti presenti in aula, negli spazi adibiti al pubblico.
C’è voluto quasi un mese per la conferma di Kavanaugh perché il giudice è fortemente inviso al Partito Democratico, alle femministe e ai radicali: Kavanaugh è un moderato e anche se non si può considerare un militante pro life, i sinistri figuri che lo contestano temono che con il suo voto decisivo la Corte Suprema possa addirittura rovesciare la sentenza Roe vs Wade che nel 1973 – a sugello di una montagna di bugie – aveva di fatto legalizzato negli Stati Uniti l’aborto a richiesta e per tutti i nove mesi della gravidanza.
Da ultimo, per fermare la conferma della nomina di Kavanaugh, una sua ex compagna di liceo, Christine Ford, l’aveva accusato di molestie sessuali, durante una festa, ai tempi della scuola.
Infatti, anche il giuramento di Kavanaugh si è svolto tra gli schiamazzi e le proteste degli abortisti e delle femministe che urlavano «Believe survivors» – «Credete ai sopravvissuti», esprimendo così il loro sostegno alla Ford. Contemporaneamente Planned Parenthood faceva da eco agli schiamazzi twittando: «Cinquanta senatori hanno messo la loro politica al di sopra dei sopravvissuti, all’integrità della Corte Suprema e alla tutela dei nostri diritti». Ma Trump più volte aveva condannato le ondate di protesta e ha definito le contestatrici «Urlatrici prezzolate da George Soros».
Comunque, la conferma di Kavanaugh è arrivata dopo l’ulteriore indagine dell’FBI, che però ha verificato l’inconsistenza delle accuse, nonostante la campagna mediatica martellante contro il giudice.
«D’ora in poi Kavanaugh siederà sul seggio più alto della Corte Suprema», ha sottolineato entusiasta Marjiorie Dannefelser, presidente della Susan B. Anthony List, un’organizzazione politica americana che promuove la realizzazione delle donne in politica, che ha espresso la sua indignazione per l’atteggiamento ostinatamente ostruzionista dei democratici, arrivati al punto di «sfruttare il dolore umano e la seria questione della violenza sessuale per un’agenda politica partigiana».
La nomina di Kavanaugh, ha twittato Trump, è la «ciliegina sulla torta di una “settimana di successi”. E, dopo oltre un mese di rinvii e colpi di scena, possiamo veramente dire, stavolta, che “il caso è chiuso”».
Buon lavoro, giudice Kavanaugh: forse davvero il vento sta cambiando?
Manuela Antonacci