07/06/2014

La bambola transgender e le altre tappe dell’ideologia gender

Una ditta svedese si è inventata la bambola transgender che permette ai bambini di attaccare seno e tutto il corollario. Ma questa è una delle tante iniziative lanciate per promuovere l’ideologia gender che va letta in combinato con i mille altri aspetti che toccano la nostra vita quotidiana, come l’incostituzionalità della fecondazione eterologa, il riconoscimento della genitorialità per gli omosessuali, le agenzie eventi che si occupano di matrimoni esclusivamente gay e la serie di storture che avvengono all’interno dell’ambito scolastico.

Riportiamo a seguire l’analisi pubblicata da La Nuova Bussola Quotidiana.

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Barbie e Ken ormai stanno peggio degli esodati. Emarginati dal nuovo che avanza. E il nuovo si chiama Hermes-Afrodite: la prima bambola – o coppia di bambole – transgender. Grazie a delle inserzioni di velcro il bambino o la bambina potrà attaccare e staccare a piacere seni, vagine, peni e testicoli, combinandoli assieme a suo piacere e gradimento. E così potremo avere una Lei con seno e pene, un Lui con vagina e pene, etc. La bambola, prodotta dall’azienda svedese Uniniku, ha un aspetto orrendo e assomiglia più ad un pupazzetto voodoo, quindi difficilmente troverà mercato. Ma vi sono altre bizzarrie inventate dall’ideologia gay per tentare di trasformare un modo etero in uno omo.

Ad inizio di quest’anno in un ospedale di Padova si presenta a partorire una donna accompagnata dalla sua partner. L’equipe non si è scomposta ed invece di dare a quest’ultima l’usuale braccialetto con scritto “padre” si sono inventati un altro braccialetto con la dicitura “partner”. Le parole in effetti sono tutto, a maggior ragione quando ricevono qualificazione giuridica-amministrativa dallo Stato. In Australia grazie ad una sentenza della Corte Suprema (si veda l’articolo “Il terzo sesso dell’Australia” del 10 giugno) forse d’ora in poi – se la sentenza farà giurisprudenza – sarà possibile mettere sui propri documenti ufficiali i termini “maschio”, “femmina” o “sesso non specificato”. Cosa analoga è stata decisa in Germania pochi giorni fa. Anche nel Bel Paese qualcosa in questo senso si muove: presso il Politecnico di Torino, l’Università degli Studi di Torino, di Bologna ed ultimamente di Padova esiste il doppio libretto per i transessuali (si legga a questo proposito “Due libretti universitari per gli studenti trans” del 22 marzo).

Rimaniamo sul versante “nomen omen”: due coppie di genitori, una canadese e l’altra svedese, hanno imposto ai loro figli nomi neutri (tipo “Tempesta”) perché sarà il figlio che crescendo sceglierà il proprio orientamento sessuale. La neutralità del nome è l’esito perfetto della teoria del gender. Inoltre in Olanda come in Canada esistono interventi per stoppare gli ormoni maschili e femminili al fine di dare tempo alla persona per decidere quale orientamento scegliere in futuro. La non discriminazione però non interessa solo i documenti ufficiali, ma anche questioni più volgari come i bagni pubblici. C’è stata una proposta da parte di un amministratore di Mendoza (Argentina) per introdurre in tutti i locali della città un terzo bagno per i trans. Analoga proposta venne fatta da noi nel 2006 per i bagni di Camera e Senato. Più radicali invece sono stati al di là della Manica: nelle cittadine inglesi di Brighton e Hove si vogliono eliminare i segnali delle toilettes pubbliche che indicano dove maschietti e femminucce si devono recare per i loro bisogni perché discriminatori. E così non ci sarebbe neppure più bisogno di un terzo bagno per i trans.

Se dobbiamo essere tutti uguali davanti ad un water – ma è proprio lì che ictu oculi siamo plasticamente diversi – figurarsi cosa dice la teoria gender in merito al lavoro. Il famigerato documento del Dipartimento di Pari Opportunità denominato “Verso una Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” prevede l’“istituzione a livello di alta dirigenza del ruolo di mentore LGBT” – un guru sull’orientamento sessuale a cui tu ti rivolgi sul posto di lavoro se hai dubbi lgbt –  e di una “pubblicazione di un manuale per le aziende sul tema ‘trans e lavoro’ “. Provate a dare in mano questo manuale ad un capo cantiere bergamasco e poi ne riparliamo.

Ma la rivoluzione gay si infiltra anche negli interstizi della vita quotidiana toccando aspetti dell’esistenza meno grevi. Ecco quindi che nasce Same Love: la “prima agenzia italiana di Wedding Planning rivolta alla comunità GLBT. Sia che vogliate condividere una cerimonia simbolica, sposarvi all’estero o celebrare il vostro amore con una splendida vacanza – spiegano i proprietari – vi saremo accanto per aiutarvi a realizzare i vostri desideri nella maniera migliore”. A margine: il Williams Institute dell’Università della California ha stimato per i prossimi tre anni un giro di affari per i “matrimoni” gay di 166 milioni di dollari per i soli stati del Maine, Maryland e Washinghton. Si parla già – e non solo per le “nozze” gay – di gay business o marketing gay.

Poi nel caso in cui la cicogna della fecondazione artificiale regalasse ai due “sposini” un bebè, si potrà tirarlo su secondo la scuola di pensiero omosessuale sfogliando insieme a lui “Piccolo Uovo”, libro per l’infanzia – che è diventato anche spettacolo teatrale per i più piccoli – il quale spiega che ci sono tante famiglie diverse al mondo, ed una di queste può essere formata da due uomini o da due donne (si veda l’articolo “Uno spettacolo per educare i bambini alla cultura gay” del 13 marzo).

Se ci sono le liste “nozze” gay, non potevano mancare anche le vacanze gay organizzate da tour operator appositi. Ad esempio è sulla piazza da un po’ l’agenzia Travelgay: “Il primo tour operator gay d’Italia specializzato in viaggi e vacanze esclusivamente gay”. Poi esiste Guidagay.it: “La guida gay interattiva per trovare saune, discoteche, cruising (?), spiagge, hotel gay friendly in Italia”. Ma se vai in vacanza devi essere in forma ed ecco quindi la dieta gay inventata dal giornalista Simon Doonan nel suo libro “Gay men don’t get fat”. Vuoi vedere che anche i pannicoli adiposi possono essere sia etero che omo e noi non lo sapevamo? Una volta che ti sei rimesso in forma sei pronto per far conquiste ed ecco l’app gay per smartphone: “Grindr è una applicazione per cellulari (iPhone) per ‘gay, bisex e curiosi’ che si connette al GPS o a internet e trova in modo facile e veloce tutti gli altri ‘gay-bisex-curiosi’ che usano la stessa applicazione”.

Anche il calcio, sport che credevamo appannaggio degli etero, è stato fagocitato dal mondo gay. Nel 1980 infatti nacque l’International Gay and Lesbian Football Association (IGLFA), federazione internazionale di calcio dedicata a gay e lesbiche. Ogni anno organizza anche un mondiale. Beninteso non potevano mancare anche i Gay Games, cioè le olimpiadi per i gay che, come quelle etero, cadono ogni quattro anni.

Forse potremmo leggere tutte queste “gaie” trovate dal punto di vista dei gay.  Gli omosessuali, ahiloro, hanno di fronte a sè un futuro davvero difficile. Infatti dovranno cambiare punto su punto, virgola dopo virgola tutta la naturalità di un mondo che è sempre stato etero. L’impresa non è di poco conto: non si può con un colpo di spugna cambiare il mondo da etero ad omo. Occorre invece intervenire in modo analitico e chirurgico: dai bagni pubblici al braccialetto del neonato, dai libretti universitari alle carte di identità, dalla fraseologia di uso corrente al codice civile (via la parola marito e moglie), dai libri ai locali pubblici etc.

L’impresa è titanica. Gli etero sono fortunati: quando sono nati hanno aperto gli occhi su un mondo già etero, già bello e pronto per il loro “orientamento” (su un sito gay un utente si lamentava del fatto che per i gay l’approccio è più difficile rispetto agli etero: vai a capire se quel ragazzo è omosessuale come te). Facile la vita per loro, sono nati con la camicia. Per chi è nato con le paillettes invece la strada è tutta in salita. Infatti questi poveracci dovranno con pazienza certosina creare un mondo nuovo arcobaleno: cambiare i testi scolastici, inventarsi nomi propri neutri, chiedere ai ristoranti menù per famiglie omo (così come esistono menù per chi è affetto da celiachia), etc. Con il rischio poi di produrre quell’effetto che loro stessi non volevano proprio, cioè ghettizzarsi. A furia di avere una festa propria (il 27 giugno), un matrimonio proprio, una carta di identità propria, un libretto universitario proprio, film, pubblicazioni, locali propri etc. perderanno l’occasione di essere normali, ma si sentiranno come gli indiani in una riserva. Loro che volevano essere come tutti, saranno così speciali da sentirsi molto, ma molto diversi.

Tommaso Scandroglio

 

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