Episodi tragici come la morte disperata di DJ Fabo, hanno una risonanza mediatica potente. Invece la Buona Notizia di chi testimonia che la vita è sempre degna d’essere vissuta non assurge mai agli onori delle cronache dei media di regime.
Pensate a tutti i testimoni contrari all’eutanasia che ProVita ha portato alla Camera: chi ne parla mai? E’ allora una ottima notizia leggere l’intervista a Marco Pedde, 48enne padre di famiglia, nuorese, che da sette anni è malato di Sla.
Scrive Federico Cenci su In Terris: «Ha bisogno di un ventilatore per respirare. Ma bastano il suo cuore e i suoi occhi profondi per provare e dimostrare l’amore e l’affetto che prova per la sua famiglia e per i suoi amici. Definisce la malattia un “bagaglio pesante” con il quale è costretto a viaggiare dal 2010. Ma ci sono altri bagagli, che anziché pesare alleggeriscono l’anima, con cui Marco viaggia ogni giorno. Sono le sue passioni, come lo sport e la scrittura.
Da qualche giorno ha modo di nutrire quest’ultima curando una rubrica, una sorta di diario personale per AgenSir, organo d’informazione della Conferenza episcopale italiana, dal nome “Scrivere con gli occhi”.»
In questa rubrica Pedde dimostra che la vita è bella, nonostante la malattia grave e invalidante: un fattore determinante, per lui, è stato una famiglia molto numerosa che, «nonostante le diverse opinioni e visioni del mondo, si compatta di fronte alle più estreme difficoltà».
«Essere felici non è complicato. Tutto dipende da cosa ci aspettiamo dalla vita».
Redazione
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