Un giudice del distretto federale del Massachusetts ci dà occasione di scrivere la Buona Notizia di oggi.
Ha infatti respinto l’istanza della Gaystapo internazionale (incarnata in un’associazione LGBT ugandese) che aveva denunciato il pastore Scott Lively per “crimini contro l’umanità”, poiché predicava la morale cristiana sulla sessualità, sulla famiglia e sull’omosessualità, in terra di missione, in Uganda.
In realtà il giudice, apertamente sostenitore dell’agenda LGBTQIA(...), ci ha provato, per 5 anni, a condannare Lively, ma alla fine ha dovuto arrendersi per non aver potuto trovare uno straccio di prova contro il pastore.
Invece, le prove hanno dimostrato che Lively, in un paese dove l’omosessualità è stata illegale per decenni, si è sempre rapportato con le persone LGBT con massimo rispetto della loro dignità. Anzi, pur predicando la morale naturale, ha sempre criticato le leggi repressive nei confronti delle persone a causa del loro orientamento sessuale e ne auspicava il cambiamento.
Insomma ribadiva che la società umana è centrata, fondata, sulla famiglia, e che deve rispettare le persone, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale, ma non può normalizzare l’omosessualità.
Nonostante l’odio e l’ostilità che si sono scatenati contro di lui in questi cinque anni, Lively non ha mai fatto marcia indietro: è stato vittima di “bullismo internazionale” da parte di gruppi di attivisti omosessuali ed estremisti di sinistra, che – secondo le fonti citate da LifeSiteNews – sarebbero correlati al magnate George Soros.
Accusare un pastore missionario come Scott Lively di ‘crimini contro l’umanità’ è più che ridicolo. Ma la Gaystapo, si sa, non ha molto senso dell’umorismo.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews
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