L’Alzheimer è stato sempre considerato una malattia del tutto fuori controllo. È quasi impossibile prevenirlo con certezza e, quando lo si diagnostica, è sempre troppo tardi per arrestarlo.
Ma la Buona Notizia di oggi è che alcune delle sperimentazioni effettuate a riguardo sta iniziando a dare buoni risultati (di certo non con il tessuto fetale di bambini abortiti).
Un articolo di The Telegraph – Science spiega che gli scenziati dell’University College di Londra hanno dimostrato che un semplice test della memoria può mostrare i primi segnali di Alzheimer, anche quando non sono presenti altri sintomi.
Basterebbe testare la memoria di una persona a distanza di una settimana. È stato chiesto a un gruppo di 35 persone – 21 delle quali portatrici della mutazione genetica APP (proteina precursore di placche amiloidi che impediscono ai neuroni di comunicare tra loro) – di ricordare alcuni dettagli inizialmente dopo 30 minuti, e ne sono stati tutti in grado.
Ripetuto poi il test dopo una settimana, molte prestazioni sono peggiorate drasticamente.
Se trattare l’Alzheimer è, dunque, attualmente impossibile quando già si sono verificati danni cerebrali irreparabili, test cognitivi come quelli utilizzati dal dottor Phil Weston (del Centro di ricerca medica dell’University College) sono in grado di rilevare problemi di memoria legati all’Alzheimer molto prima che si verifichino i sintomi.
In tal modo sarà anche possibile sperimentare l’eventuale efficacia di farmaci che possano dimostrare se la memoria sta peggiorando o se viene tenuta a bada da un trattamento, prima che i danni diventino irreversibili.
Abbiamo dunque la speranza che un giorno, grazie a tali ricerche (e ad altre di cui abbiamo già parlato), si possa impedire la formazione della malattia.
Luca Scalise
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